venerdì 13 gennaio 2012

La Compagnia di Sten, Capitolo 3 - Arrivano i mostri


E' dell'8 Marzo scorso l'ultimo aggiornamento delle mirabolanti avventure della Compagnia di Sten. Non vi lamentate: pensate se l'autore fosse George R.R. Martin! La verità è che abbiamo fin troppo atteso che tra noi master si tornasse a giocare quei vecchi crapuloni di Sten, Leoril e Pasgal, ma come dice il saggio, la vita è ciò che fai mentre aspetti di giocare a D&D.
Così ho finalmente deciso di lasciar spiccare il volo alla nostra Compagnia, slegandola dalle sessioni su client. L'unico limite: la fantasia!

Per chi, giustamente, non ricordasse niente delle precedenti avventure del trio delle meraviglie, consigliamo un ripasso dell'Introduzione, del Capitolo 1 e del Capitolo 2.
Buona lettura!

Anche questa volta il Turno di Giorno era capitato a lui. Non che fosse un orco particolarmente debole, anzi. Non che fosse stupido, nè sfortunato, nè brutto. Sotto tutti gli aspetti orchescamente rilevanti, questo particolare individuo non era niente più nè niente meno della media orchesca.
Eppure il Turno di Giorno era praticamente diventata la sua occupazione principale. Tuttavia, se gli svantaggi della sua condizione sociale si fossero esauriti con l'obbligo di fare il Turno di Giorno, questo orco non se la sarebbe presa più di tanto. Esistono orchi più sfortunati, ce li aveva sotto gli occhi tutti i giorni. Come ad esempio Prokl, l'addetto alle Latrine*.
Un gruppo di orchi, va da sè, è un terreno particolarmente fertile per quella peculiare attitudine delle specie viventi e socialmente organizzate che si chiama bullismo. Prendersela col più debole è, tra gli orchi, una pratica moralmente obbligatoria, quasi costruttiva: mira alla sopravvivenza del più forte e ad impedire che i soggetti svantaggiati possano riprodursi.
D'altro canto è anche una pratica non esente da un certo grado di equità: chi prende uno schiaffone gratuito può, anzi deve, provare a restituirlo, anche se questo significa moltiplicare gli schiaffoni ricevuti alla ennesima potenza.
Ma non esiste equità quando la causa del tuo svantaggio sociale è il tuo nome. Il nome è come una piattola particolarmente refrattaria a qualsiasi antiparassita: una volta che te lo sei preso non te lo levi più di dosso.
"Fiorelliiiiiiiiiiiiiiino" gli disse il suo compagno di turno, Grubgur senza-braccia, con il tipico tono cantilenante che Fiolel conosceva tanto bene. Pochi crederebbero a quante ottave sia in grado di risalire la voce di un orco, quando intende canzonare qualcuno. "Và a vedere cos'è questa puzza, Fiorellino".
Fiolel strinse le zanne. L'onta che macchiava la sua esistenza era costituita da due lettere, una muta potenza contro cui un orco poteva poco o nulla. Un orco che si rispetti deve avere almeno una G, una D, o una K nel nome. Potevano capitare orchi dai genitori particolarmente estrosi che ci ficcavano una S, magari una D. Ma la F sta in Farfalla, sta in Felicità, sta in Favoletta.
"Vado" disse Fiolel tirandosi in spalla l'accetta. Non aveva senso reagire. Il soprannome di Grugbur era una sua descrizione letterale. Grugbur non aveva le braccia. Sarebbe stato un bersaglio perfetto per un paio di schiaffoni bullistici ben assestati: ma aveva un nome con tutte le lettere giuste. Il suo vantaggio era scolpito nella pietra. Così Fiolel si avviò nel fitto del bosco, da dove proveniva quel puzzo di cadavere che aveva allarmato i due orchi.
Non che i genitori di Fiolel fossero particolarmente sadici, tutt'altro. Amavano il loro piccolo figlio secondo tutti i canoni orcheschi. Il loro problema era quel maledetto difetto di pronuncia comune, per il quale, Fiolel sospettava, si erano scelti e sposati. Quel che fosse, entrambi pronunciavano la S come F e la R come L. Siorer, doveva chiamarsi, e non sarebbe stato poi così male. Fiolel fu il nome con cui fu chiamato per tutta l'infanzia.
Nella radura erano sparpagliati una decina di cadaveri. Erano i vecchi lupi della Foresta Ululante, ed erano stati decapitati. Tutti. Fiolel riconobbe Denti Spezzati dal cinto erniario che gli aveva fabbricato di persona; vide inoltre Pancia Gonfia, così chiamato per la stitichezza senile che l'aveva trasformato in una specie di sfera con le gambe. Se non altro la morte gli aveva permesso di liberare le viscere.
Una serie di impronte profonde, di taglia umanoide, rivelò inequivocabilmente chi fossero gli autori di quella inutile strage.
"Avventurieri!" gridò Fiolel a Grugbur senza-braccia.
"Quanti?" gridò Grugbur di rimando.
"Tre, forse quattro!"
"Inseguiamoli" disse Grugbur sbucando infine da un cespuglio "dobbiamo sfruttare la superiorità numerica".
Fiolel sospirò.
"Grugbur, non NON abbiamo la superiorità numerica. Ce l'hanno loro. Noi siamo solo due; e tu non hai le braccia."
"Stà zitto, Fiorelliiiiiiiiino" pigolò Grugbur. "All'inseguimento!"
Grugbur partì alla carica con la sua tipica andatura basculante. Obbediva al richiamo ancestrale della natura orchesca: andarsi a schiantare sui gruppi di avventurieri era una tentazione irresistibile, come un parabrezza per i moscerini. Fiolel lo seguì senza molto entusiasmo e con prudenza: in lui il richiamo non era così forte, e per questo, forse, doveva ringraziare il suo nome, che ne aveva fatto una specie di orco di seconda categoria.

Sten era talmente euforico che aveva dimenticato totalmente il motivo per cui si erano messi in viaggio. Stava scegliendo la testa di lupo che avrebbe appeso sopra al caminetto della sede della Compagnia di Sten; e visto che era indeciso, da qualche ora si stava portando dietro un telone contenente una decina di teste di lupo mozzate.
"Quella bianca non è male" diceva trascinando il saccone, che sbatacchiava sulle radici sporgenti con uno sciacquettoso rumore di sangue rappreso.
"Ma non ha nemmeno un dente in bocca!" obiettò Leoril.
"Non è colpa mia se ho dovuto romperglieli tutti" disse Sten sfoderando l'espressione alungo provata davanti ad uno specchio: il Veterano.
"A me pareva non ce l'avesse sin da prima di incontrarti" disse Pasgal, ed era vero. Gengive sanguinanti era stato un povero lupo che si nutriva esclusivamente di poltiglia masticata da altri. "E comunque, per quando avremo concluso questa storia e avremo costruito la tua bella sede, quelle teste saranno puzzolenti carcasse piene di vermi".
"Potremmo lasciar perdere" azzardò Leoril cercando di cogliere l'attimo. "Torniamo indietro. Tanto quella guida elfica ormai sarà morta..." Era da quando quel lupo gli aveva sfiorato la gamba con un morso, facendogli addirittura uscire il sangue, che stava meditando quell'affondo. "Ascoltate me, quest'impresa è disperata. Rischiamo di lasciarci la pelle, e per cosa?"
"Per la gloria!" gridò Sten.
"Ma la gloria è una virtù transeunte" replicò Leoril. Era la sua tecnica preferita per uscire vittorioso da ogni dibattito: usare parole astruse di cui a malapena conosceva il significato.
La discussione avrebbe preso una piega spiacevole, pensò Pasgal. Sten si sarebbe impuntato e Leoril avrebbe cominciato a piagnucolare nel petulante stile elfico. Gettò uno sguardo indietro verso Cornelius, cercando aiuto, ma oltre all'espressione assente del chierico notò, tra le fronde alle loro spalle, un allarmante tramestìo.
"Orchetto!" gridò sguainando la spada, appena prima che Grugbur senza-braccia si gettasse letteralmente a testa bassa verso di loro. Lui la chiamava "l'Attacco del Toro Furioso", ma era chiaro a tutti che si trattava di null'altro che un nome nobile per "l'Unico Attacco Permesso ad un Orco Senza Braccia".
Come che si chiamasse, quell'attacco aveva una sua efficacia. Vedersi correre incontro all'impazzata un orco senza braccia, col capo chino ed il tronco ondeggiante, disorientava il nemico quei due secondi buoni per prendersi la craniata in pieno petto.
Cosa che accadde a Cornelius, che crollò con tutta la sua stazza addosso a Sten. L'impatto fu attutito dai crani lupeschi, ma il rumore che ne conseguì mise per sempre la parola fine ai sogni di trofei sul caminetto della Compagnia di Sten.
Con un colpo solo, Grugbur aveva messo fuori combattimento i due pezzi grossi della Compagnia.
"Spara un Dardo Incantato!" urlò Pasgal a Leoril, mentre si teneva a debita distanza dall'orco.
"Li ho finiti coi lupi!" rispose Leoril, ed anche questo era vero. Ne aveva usati otto con un solo lupo: col primo l'aveva ucciso, i successivi sette glieli aveva sparati per sicurezza. Scavò nella memoria per vedere quali incantesimi ancora si ricordasse, ma l'unico che non aveva usato era quello della Moltiplicazione dei Pesci. Leoril lo sceglieva sempre perchè lo faceva sentire importante.
Pasgal intanto aveva dato fondo alla sua abilità di tenersi a debita distanza. Sten e Cornelius erano stretti in un imbarazzante abbraccio, svenuti, su un letto di teste di lupo. Sembravano la copertina di un album death-metal. Grugbur decise di prendersela con l'unico bersaglio a tiro, e caricò verso Leoril.
L'elfo si rivide passare davanti agli occhi tutti i settecento anni della sua vita. Ricordò il giorno in cui Mhara Matrona, la tenutaria del bordello di Nido dell'Aquila, lo aveva trovato nello sgabuzzino, lasciato da qualche cliente distratto. Ricordò le infinite giornate passate a meditare su quali incantesimi lo rendessero più fico. Ricordò le infinite serate in taverna a vedere se quegli incantesimi l'avessero reso fico. Ed ecco a voi tutti i 700 anni di vita di Leoril.
E sarebbero terminati in quel modo inglorioso, schiantati dalla testa di un orco senza braccia, se la provvidenza non fosse intervenuta sotto forma di un'ascia lanciata a gran forza, che si conficcò nella schiena di Grugbur proprio un attimo prima che questi disintegrasse Leoril.
Anche Grugbur vide la sua vita passargli davanti. Vide il giorno in cui perse le braccia a causa di un'orchessa troppo bella per lui. Altri scrittori, forse, racconteranno la sua storia.

"Fiorelliiiiino" petulò Grugbur prima di morire. Fu l'ultima parola che pronunciò, e la usò per canzonare l'ultima volta l'orco che lo aveva ucciso.
Fiolel si avvicinò alla schiena del morto, estraendone l'ascia. Osservò l'elfo con gli occhi azzurri che quasi gli schizzavano fuori dalle orbite per la paura.
"Stai bene?" gli chiese in lingua comune**.
"Stà fermo, bestia!" Sten si era rialzato appena in tempo. Aveva superato alla sua maniera l'ambiguità della situazione che stava osservando. Era vero, quell'orchetto aveva salvato Leoril, il che significava solo una cosa: Leoril era alleato degli orchi. Questa era la maniera di Sten di districare gli enigmi: scegliere la soluzione più sbagliata possibile.
"Perchè l'hai salvato?" chiese Pasgal, ricomparendo dal buco dove si era nascosto. "Perchè mai un orchetto dovrebbe salvare un elfo?"
Fiolel aveva studiato la risposta a questa domanda un milione di volte, negli anni in cui era vissuto tra gli orchi.
"Io non sono un orchetto" disse. "Sono un uomo, trasformato da una maledizione in un orco. L'avete sentito, no?" ed indicò il cadavere di Grugbur, che aveva ancora disegnata in volto la smorfia canzonatoria con cui era morto "io mi chiamo Fiolel. Può esistere un orco che si chiami così? Ho vissuto nascosto tra gli orchi per anni, finchè non avessi trovato un gruppo di eroi coraggiosi che un giorno mi avessero aiutato a liberarmi dalla maledizione."
Seguì un pensoso silenzio.
Sten si era sciolto nel momento stesso in cui si era sentito chiamare eroe.
Cornelius era ancora svenuto.
Leoril si era sciolto nel momento stesso in cui quell'orco gli aveva salvato la vita.
Pasgal non credette ad una sola parola dell'orco. Ma accidenti, parlava bene il comune, aveva un bel lancio con l'ascia e voleva unirsi a loro. Quali che fossero i motivi, erano affari suoi.
"E, ehm, come si fa a spezzare la maledizione?" chiese, così, tanto per reggergli il gioco.
"Naturalmente" si intromise Sten "con il primo bacio d'amore!"
"Naturalmente" confermò Fiolel, cui non pareva vero di aver trovato delle persone così imbecilli. Nel migliore dei suoi sogni si era immaginato che, se mai il suo astruso piano avesse mai funzionato, l'avrebbero comunque trattato da schiavo. Di questo particolare gruppo, si rese conto, sarebbe presto diventato il capo.

* In orchesco, "latrine" si dice "kruptoj", che significa anche "ovunque capita". Gli addetti alle latrine orcheschi non soltanto raccolgono merda, ma devono anche camminare molto.
** Fiolel imparò il linguaggio comune durante i suoi turni di guardia nelle prigioni. Anche uno scaricatore di porto diventa un grandissimo insegnante di lingua quando ti minacciano con un ferro arroventato.


Al prossimo capitolo!

giovedì 12 gennaio 2012

Isy&Me : Metis


Devo dire che l'idea di Isy&Me è stata la migliore che io abbia avuto dall'apertura di questo blog. Mi risparmio tutta la fatica di scrivere un aggiornamento, mi prendo il merito e soprattutto non caccio una lira. In compenso ai miei articolisti regalo una possibilità di fare esperienza, allacciare relazioni e darsi visibilità (dove l'ho già sentita questa?) E poi Il Grande Inquisitore ha meno di 15 dipendenti (esattamente, ne ha 0) quindi non vale nemmeno l'articolo 18... Dopo la pubblicazione si prendono come salario un bel calcio in culo: trovatevi un altro blog, ora!
Diamo voce al fottutissimo Metis. Molti lo conosceranno per i suoi post sul forum. Io per esempio quando li leggo, mi immagino come la dolce Annie Wilkes che gambizza Paul Sheldon perchè ha scritto un romanzo con troppe parolacce.
Mentre voi leggete, io vado a prendere il martellone.

Tic Tic Tic Tic Tic Tic

“ Amore, dai lascia stare Isylea, vieni a letto…”
E’ una voce suadente a parlare, una bella ragazza che si trova già sotto le coperte mentre io scrivo.
“Dai amore… Lo fai domani quell’articolo per quello stupido blog”
“Un attimo, ora arrivo”
“Sbrigati dai, prima che esca e vada con il primo che incontro”

Sorrido. Non per la sua battuta scontata, sorrido perché non capirà mai che non c’è nulla di stupido nello scrivere qualcosa per il Grande Inquisitore, ritrovo di quel branco di nerd isyleiani. Non capisce il finto onore che mi ha dato quel puzzone di Apo nel lavarsi le mani dall’intervista che mi aveva proposto, rifilandomi l’ennesima idiozia da fare che mi succhierà tempo allo studio, inutile e dannoso come le sue quest.

Chi è entrato nel tunnel mi può capire, solo lui può comprendere cosa significhi fare le cinque di mattina per veder rinascere il personaggio solo perché si deve andare a recuperare quei preziosissimi bit di equipaggiamento. Solo voi, brutti schifosi, potete immaginarvi nottate intere passate a skillare, perché si deve rimediare all’ennesima ricalibrazione di Seavel sulla catena chiodata. Solo chi non vede più la luce né dietro, né davanti a se, può comprendere il piacere di saltare un esame perché si era troppo impegnati a mappare Ilcystia e dopo l’esame la nave sarebbe ripartita per Isylea. Senza Edhelgal però. Che tanto oltre ad essere elfo è anche rompicoglioni.

Il piacere di fare giocate lunghe, ben descritte, coerenti, in cui la stanza intorno a te sparisce e ti ritrovi ad essere Metis, Zandor, Zarab o Jaghy. Ti ritrovi dentro ad un mondo magico dove, finchè dura, spariscono la fame del mondo e X-Factor; le malattie incurabili e Allegri che si ostina a non far giocare Pato; gli esami che ancora devi dare ed i soldi che non ci sono. Ah, no, quelli mancano anche in gioco… Protettorato ladro.

Comunque sia ci si catapulta in quel riquadro chiamato client e si ride, si scherza, ci si impegna in giocate talmente ben fatte che ancora mi stranizza come mai non siamo stati chiamati ad interpretare il Giulio Cesare al Globe Theatre. Si vivono avventure di tutti i generi, per tutti i gusti, da chi cerca le battaglie epiche degne del Signore degli Anelli a chi gli intrighi politici alla Lannister; dalle dolci e toccanti storie d’amore, alle shalesiate che farebbero arrossire la buon vecchia Cicciolina.

Mi piace questo mondo. Ci passo ore, molte ore. Troppe ore. Anche se sono stato sempre un consumatore strano d’Isylea, pure perché strani sono gli orari della mia vita: a volte mi sveglio e neanche scendo dal letto e porto il pc sulla panza mettendomi a giocare tutto il giorno, alzandomi solo per i bisogni primari ( bere una birra, pisciare, trovare il fottutissimo accendino ). Altri giorni invece guardo il pc solo di sfuggita, o al massimo lo accendo per controllare il forum, neanche facendo passare il cursore sull’iconcina del client, snobbandola, trovando meglio da fare nella vita che stare rinchiuso in un piccolo riquadro nero con scritte colorate.

A volte però i mondi magici, anche i migliori, hanno dei mostri, non mi sto riferendo né agli orchi, né ai demoni, né a Dingo quando qualcuno per sbaglio dice la parola “scorpioni” sul forum. I veri mostri sono le situazioni che non riesci a gestire perché la gente non capisce la differenza fra client/forum/chat e ti combina dei pastrocchi ingiocabili; parlo anche di chi gioca solo per vincere e non capisce che ci sono altri metodi per giocare che non siano uccidere l’avversario; mi riferisco a chi crede che il client sia una specie di chat, in cui l’interpretare un personaggio non esista e ci si ritrova a dover sentire discorsi fatti nel medesimo modo del mio fruttivendolo quando mi parla dell’ottima qualità delle sue melanzane.

Allora lì sopporti finchè puoi ma prima o poi c’è quella goccia che ti fa traboccare il vaso, magari per colpa di un uccisione senza interazione o perché i tuoi piani degni di Diabolik vengono fermati grazie al KGB isyleiano ( Msn, naturalmente ). Quindi lì guardi il client con fare schifato, ti accendi l’ennesima sigaretta e sbuffi prima di andare a prendere la cartella Isylea e ficcarla nel cestino del tuo computer.

Quindi per mesi e mesi smetti, finendola anche di sognare le skillate in pedana con quei puzzoni dei Mitiani, limitandoti ad accendere Facebook e qualche altro sito ma evitando come la peste tutto ciò che riguarda Isy, compreso il kg…Msn, fino a quando non lo accendi per sbaglio e qualcuno ti parla di nuovi progetti, nuove scoperte strafighe, nuove esperienze che nel giro di poche ore ti portano ad installare di nuovo tutto e cadere di nuovo nel baratro. In quel tunnel di magia e rosikate che è Isylea.

Ora credo che sia meglio che smetta di scrivere, si è fatto tardi e la gentil pulzella che non capiva l’importanza di questo sciocco articolo se ne è andata di là pur di non sentirmi più scrivere sul pc. Inoltre mi è venuto un forte prurito in testa, forse l’inizio di un emicrania. Magari è dovuto a questo continuo cigolio che proviene dalla stanza del mio coinquilino.
Che strano… Ho sentito anche la voce della mia ragazza provenire da lì…

Matteo/ Metis

Che dire di questa puntata di Isy&Me? Caro Metis, non crederai di ingannarci? Tutti i player di Isy sanno benissimo che non esistono le belle ragazze. E anche se esistessero, non starebbero di certo dentro al tuo letto.

Alla prossima!

lunedì 9 gennaio 2012

[Cronache dell'Apocalisse] Il senso di Cavani per la Logica

Quando penso a questo pazzo, pazzo mondo del PIL, non posso che pensare alle interviste a caldo dei giocatori di calcio dopo le partite.
Il PIL è una cosa che, se cresce, cresce, se non cresce, sono cazzi. Indica la quantità di cose che si producono in un dato luogo. Più la gente vuole comprarsi roba, più c'è bisogno di produrre roba; più gente viene pagata per produrre la roba, più potrà spendere quegli stessi soldi per comprarsi altra roba.
Se nessuno vuol comprarsi la roba, meno roba sarà prodotta. Quindi, per far crescere il PIL, c'è bisogno che la gente si compri roba! (sì, anche quella roba)
Prendiamo un oggetto come questo:

Come vedete, è un pratico porta-banane in plastica. Serve a fare in modo che la buccia della vostra banana raggiunga la monnezza (anzi, l'umido) in condizioni dignitose. Essa viene incontro dunque ai bisogni di coloro che sostengono il diritto delle bucce di banana ad una degna sepoltura.

Confrontiamolo con questo oggetto qui:


E' precisamente un pacemaker, un oggettino pratico pratico che serve a far battere il cuore della gente cui il cuore, senza, non batterebbe.
(Nota: Indovinate chi è morto nel 2011? Wilson Greatbatch, l'inventore del Pacemaker. Indovinate la scomparsa di chi ha provocato l'immediato cordoglio dell'universo intero, compresi gli alieni che hanno rinunciato ad invaderci per rispettare il nostro lutto? Ma certo, Steve Jobs, l'inventore di un telefono).

Tornando a noi, al PIL non gliene frega una cippa se la gente compra il proteggibucciadibanana o il pacemaker. A lui basta che la gente compri qualcosa. Se il Pacemaker non genera profitto, fanculo il Pacemaker: bisogna puntare sul proteggibucciadibanana.

Ecco, a me questo fa pensare alle interviste a caldo ai giocatori dopo le partite.
Come? E' presto detto.

Andiamo ad analizzare le dichiarazioni di Edilson Cavani, dopo la vittoria del Napoli per 3-1 in casa del Palermo.
"Sono contento di questa vittoria e per il Napoli."
(Sollievo nelle case dei tifosi italiani: Cavani ha un corretto sviluppo nella sfera emotiva.)
" Per noi è importante vincere perché vogliamo arrivare in alto in classifica e dobbiamo continuare a raccogliere punti"
(Terrore tra i tifosi del Lecce: "Ma allora non vince lo scudetto chi fa meno punti?")

Interrogato sugli applausi del pubblico palermitano al suo gol:
"Mi sono emozionato perché credo che neanche quando giocavo a Palermo succedeva tutto questo. Vuol dire che ho mantenuto la voglia di lavorare e di andare avanti e che la gente mi rispetta."
Dunque, manteniamo la calma.
Cavani asserisce che quando giocava nel Palermo, il pubblico non lo applaudiva se per caso infilava la palla nella porta difesa dai rosanero. Il dubbio che ciò non accadesse per il motivo che, a quei tempi, sarebbe stato un autogol, non lo sfiora nemmeno.
Anzi, il fatto che ORA applaudiscano significa che lui ha mantenuto la voglia di lavorare ed andare avanti. Quindi l'applauso è scaturito non dalla meravigliosa rete che ha segnato, ma dal fatto che non si è chiuso in una fumeria d'oppio a spendere tutti i suoi zilioni di dollari di stipendio in un sacrosanto oblìo.

Ecco l'espressione di Cavani dopo aver pronunciato queste parole:

Ed ecco nello stesso istante l'espressione di Aristotele, inventore della Logica:



Ora, che c'entra il PIL?
Ebbene, analizziamo il contesto. A raccogliere questo delirio di un uomo la cui ragione era evidentemente offuscata dalla fatica di una partita di calcio, c'era un giornalista microfonato, un cameraman ed un fonico (minimo). Aggiungiamoci i tecnici, elettricisti, il regista. Più Boban, Panucci ed un altro giornalista anonimo che riflettevano ed hanno passato i successivi 30 minuti a commentare le parole del Matador. Aggiungiamoci i giornalisti che, il giorno dopo, hanno scritto l'articolo riportante queste dichiarazioni su siti internet e giornali cartacei: con tutto quel che c'è dietro, tipografi, webmaster, redazioni. Aggiungeteci l'istallazione delle parabole e la produzione dei decoder e delle televisioni con cui gli italiani hanno potuto obnubilare la propria ragione.

Ecco, guardate quanti soldi han prodotto questa sconsiderata serie di stronzate infradiciate di acido lattico.

Signore e signori, ecco a voi il PIL.

Caro Cavani, se ci leggi, vorremmo porti anche noi una domanda:
che ne pensi di un bel proteggibucciadibanana?

lunedì 2 gennaio 2012

La filosofia del cazzinculo: I gatti hanno poteri mentali


L'alba del 2012 si presenta carica dei migliori auspici.
Al meglio che ci possa andare il mondo finirà. Alla peggio, l'economia mondiale crollerà sotto i click degli operatori di borsa, azzerando decenni di risparmi e costringendo le persone affamate a mangiare la propria cacca in una specie di utopia del riciclo completo.
Qualunque essere umano dotato di un minimo di senno si starà dunque preoccupando di convertire gli spicci del salvadanaio in oro zecchino, avvolgendo il proprio pene nel domopak per evitare di mettere al mondo altre bocche da sfamare (i preservativi sono troppo costosi).

Ma noi del Grande Inquisitore abbiamo problematiche ben diverse.
E la causa sono i gatti.

Abbiamo 2 gatti, madre e figlia. Ci guardano con quegli occhi satanici. A loro non gliene frega niente del 2012, della crisi, della recessione, di calciopoli, del Natale e del Capodanno.
E noi del Grande Inquisitore, che abbiamo bruciato sul rogo personaggi di ben altra caratura, siamo impotenti contro questi gatti.

I gatti sono una gran rottura di palle. Hanno messo in giro questa diceria per la quale il gatto non ha bisogno di cure, è indipendente e quindi puoi sbattertene altamente di loro, facendo bella figura con gli amici animalisti.
Ma quando mai? Quali sono i vantaggi di avere un gatto in casa?
I cani, perlomeno, ti fanno la guardia, oppure se non lo fanno perlomeno ti obbediscono, facendoti sentire per una volta nella vita un padrone.
I canarini ti cantano, se sei un fottuto new-age naturalista che vive in un sottoscala nella peggio periferia di Calcutta puoi almeno sentirli gorgheggiare.

Ma i gatti?
Dice: mangiano i topi. Sarà. I miei gatti i topi li acchiappano e me li portano in casa, possibilmente decapitati, così che poi ti tocca frugare ovunque per trovare la testa e buttarli via. E se non sono i topi sono gli uccelli, che tu rientri a casa che hai solo voglia di sbatterti sul divano, ma prima devi togliere il cadavere stecchito di un povero uccellino che se campava era pure meglio. L'unica cosa che mangiano, i miei gatti, sono le lucertole, così che poi possono vomitarcele in camera da letto.

Dice: mangiano tutto. Col cazzo, i miei gatti preferiscono Purina One specificatamente pensato per gatti adulti e rompicoglioni, ovvero il cibo per gatti più costoso dell'universo. Un pò come se io mi nutrissi esclusivamente di caviale. Che poi se tu gli riempi la ciotola, loro ne mangiano un pò, ma non tutto, e poi quello che rimane non lo vogliono più, perchè è vecchio, perchè sta lì da prima, che cazzo ne so. Così iniziano a sfracellarti le palle per averne un altro strato più "fresco".

Dice: ma sono puliti. Sono puliti nel senso che IO gli devo cambiare la lettiera puzzolente quando è troppo spisciata per i loro gusti. E se non gliela cambi ti mandano discreti messaggi pisciandoti nella vasca da bagno. Quella che poi devo lavare perchè è lì che ci fai il bagnetto alla piccola (sul serio, ma qui c'è della malvagità: potrebbero farla ovunque, e invece loro scelgono scientemente il posto peggiore dove potrebbero farla).

Dice: ma sono indipendenti. Certo i miei gatti sono fighi perchè escono e vivono all'aperto: solo che per uscire devono passare per la porta e chi gliela deve aprire? E poi per fare i fricchettoni quei gatti vogliono uscire pure la notte alle 5 del mese di Gennaio, così dopo qualche minuto si rendono conto che non c'è fricchettonaggio che tenga contro il rischio assideramento, e allora vogliono rientrare. E poi ti chiedono di uscire dalla finestra, per assicurarsi che si congeli anche da quell'altra parte...

Dice: ma sono coccolosi. Certo, pure io sono coccoloso, ma sto bene attento a non chiedere coccole a qualcuno che ha le palle girate o magari sta facendo un'altra cosa. Loro invece, le coccole devono averle quando dicono loro e quando non hanno voglia, non c'è verso di avvicinarti.

E allora perchè li tengo? Perchè l'umanità gli ha eretto persino dei monumenti?
Non lo so. Mi guardano con quegli occhi satanici, loro.
Penso che hanno fascino, perchè non gliene frega niente del 2012, della crisi economica, della recessione. Forse è questo l'unico motivo per cui li tengo.
Oppure perchè hanno poteri di controllo mentale.