martedì 17 luglio 2012

Manuale del buon pendolare


"La vita del pendolare è (appunto) un pendolo che oscilla costantemente tra le multe ed i ritardi"
(Arthur Schopenhauer)

Quando mi hanno chiamato per fare il commissario esterno, io non volevo andarci. Ero appena uscito da un anno di pendolarismo: e sì, ora ero disoccupato. Sì, stava per nascere il secondo figlio. Sì, mia moglie già non sopportava più di tenermi in casa. Ma io non dovevo entrare più dentro un treno tutte le mattine.
Poi però mi hanno schiaffeggiato con delle banconote da 300 euro, e lì per lì non mi sono reso conto dell'inghippo, così ho accettato. E rieccomi qua sul treno del progresso.

Quello che segue è il racconto della lotta kafkiana di un uomo contro il folle ingranaggio scassato che si chiama Trenitalia. Che in questa prima puntata richiede una piccola premessa.
Dovete sapere infatti che Orte è un crocevia fondamentale nell'architettura ferroviaria italiana. Se tu sei uno spacciatore che vuole portare la droga dalla costa adriatica a quella tirrenica con il treno, devi passare per forza per Orte.
La stazione di Orte è dunque tutto un via vai di delinquenti. Magari vedi una madre di famiglia con otto figli dietro e pensi: "poveretta". Invece no! Tre o quattro di quei figli potrebbero avere su per il culo degli ovetti Kinder pieni di cocaina.
Si capisce che a Orte c'è bisogno di centinaia di poliziotti: contanto che la popolazione è di 8.700 abitanti circa, si capisce che l'indotto del business della droga scorre potente, in Orte.
Si capisce anche che la vita del poliziotto di Orte non deve essere semplice. Provate voi a fare un'ispezione anale a dei bambini senza beccarvi una denuncia per molestie.
Così devono andare a naso. Probabilmente i poliziotti ortani vengono istruiti con un bel manuale di Frenologia per imparare a riconoscere il delinquente mediante pochi semplici attributi.
Ora, poche settimane a fare l'insegnante di sostegno in un istituto professionale vi insegnano che l'aspetto non è importante quanto la prontezza di riflessi. Così, se il primo giorno mettevate la giacca ed i pantaloni buoni, il secondo portate la polo e dal terzo in poi non vi fate più la barba e vi mettete la tuta.

Se questo abbigliamento è funzionale al mestiere di insegnante di sostegno in un istituto professionale, NON è funzionale al mestiere di pendolare che passa per Orte.

La prima volta che vi chiederanno i documenti, mentre siete comodamente seduti sulla panca a fare la Settimana Enigmistica, crederete che dipenda da qualche eccezionale misura di sicurezza dovuta al sospetto che il figlio di Bin Laden stia andando a Roma a vedere la partita.
La seconda volta che vi chiederanno i documenti, potreste iniziare a fare qualche domanda innocente. Ad esempio "ma perchè mi chiedete i documenti"?
"Eh, per fare i controlli".
"Ma assomiglio a qualche criminale in particolare?"
(risata) "No no. E' il nostro mestiere".
"Capisco" (e sono sincero) "ma io non chiedo il perchè facciate i controlli. Io chiedo perchè li facciate a ME tra tanta gente".
"Beh" (imbarazzo) "è la pelle scura (dicesi abbronzatura da pendolare), la barba (dicesi avversione alle lamette), poi qui c'è scritto che sei nato a Napoli... (puntini di sospensione eloquentissimi)".

Da che ora sono un esperto del manuale di Frenoligia Criminale del dottor Lombroso, sulle cui idee fu fondato il Ku Klux Klan.

Questa (non tanto piccola) premessa per spiegare la prima lezione che un pendolare impara a proprie spese:
- Fatti quella cazzo di barba.

Quindi se vi fate la barba, siete nati a Bolzano e siete albini avete una ragionevole probabilità di arrivare ad una dignitosa pensione da narcotrafficante.

Ora, torniamo al nostro racconto di una giornata.
La sera prima, mentre svuotavo i calzoni sporchi di tutto il bigliettame vecchio, mi capita di trovare un biglietto Orte-Terni regolarmente pagato ma non timbrato. Dico: "Olè, lo uso domattina per la tratta Terni-Orte; già una volta l'ho fatto e non mi hanno detto niente. Tanto il prezzo è uguale, la tratta è uguale. E' logico usarlo".
Così, il mattino dopo, ore 6, prendo il mio bel treno logico, armato del mio logico biglietto logicamente timbrato. Sono logicamente tranquillo anche quando vedo la Mastina, famigerato controllore (termine che non a caso non ha il femminile) del treno delle 6 del mattino che è (logicamente) incazzata di natura. Leggendaria è quella volta che fece fare 40 minuti di ritardo al treno per aspettare che la polizia venisse a prendere quel maledetto zingaro senza biglietto.

Le porgo il mio biglietto con aria logica. Lei è lì lì per vidimarlo, quando, preso da un folle istinto di onestà, le faccio notare che la tratta è quella Orte-Terni, "ma tanto è lo stesso, no?"
"No". Non è il fottuto stesso. Sono un abusivo. Un ladro. Un criminale. Le pare forse che questa sia la tratta Orte-Terni? Che c'è scritto qua, eh, eh? E questa che tratta è? Eh? Eh? Si becca una multa di 90 euro.
Paga subito?

Protesto vibratamente. La totalità dei passeggeri prende le mie parti (la lobby dei pendolari è molto compatta, tranne quando si tratta di prendere il posto a sedere). Il Mastino mi viene incontro: le faccio io il biglietto. Ah grazie. Eh no, il biglietto sopra il treno costa 30 euro. Le faccio un favore, ne risparmia ben 60.

Su un cazzo di biglietto da 2,80 euro.
Se fossi stato zitto, il Mastino avrebbe azzannato qualcun altro. Dietro di me c'è un tipo che chiaramente non ha il biglietto (si riconoscono dal fatto che ogni volta che si apre la porta del vagone scattano in piedi simulando un attacco di diarrea).
Ma tutti sanno che il Mastino sceglie la sua vittima e non la molla. Colpiscine uno per educarne cento, deve avergli detto il suo maestro delle elementari, Adolf Hitler.

Alla fine ho sganciato i 30 euro. Per mantenere la dignità mi sono fatto scrivere sul biglietto Orte-Terni che il timbro non era valido, così da poterlo utilizzare al ritorno. Il Mastino mi ha concesso l'onore delle armi, anche se era chiaramente delusa per non aver potuto vedermi in manette.
Quando mi ha mollato, al tizio dietro di me è tornata la diarrea.

Così ho imparato la mia seconda lezione:
- Chiudi quella cazzo di bocca

(fine prima parte)