domenica 27 marzo 2011

Il nemico in casa

Chi si trova spesso a contatto con le persone appartenenti alla generazione di "zappa&spada" è costretto a rispondere a domande estremamente scomode.
E' quel tipo di domanda che è capace di rivelarti le assurdità più recondite del tuo stile di vita, e tu per onorare la millenaria battaglia tra vecchi e giovani sei costretto a difendere l'indifendibile.
Per esempio quando ti chiedono "Ma sto Facebook a che serve?" ti ritrovi nella scomoda situazione di dover trovare una risposta plausibile.
Cosa si potrebbe mai rispondere ad una domanda del genere?
"Facebook serve a tenersi in contatto con amici con cui di persona non scambi più una parola che sia una".
"Facebook serve a condividere documenti sulla terribile strage del Darfour, così che con un semplice click del tuo mouse sarà come aver fatto qualcosa di importante per l'umanità".
"Facebook serve a mettere le tue foto a disposizione della gente nella segreta speranza che le usino per masturbarsi".
"Facebook serve a giocare a Farmville, facendo finta di coltivarsi il proprio orticello biologico mentre nella realtà mangiamo spinaci radioattivi giapponesi pigliandoci cancri davvero poco virtuali".

Capirete che queste non sono risposte convincenti. Oggi però io la risposta convincente ce l'ho!
"Facebook serve per leggere cose come questa:"
Sembra che sul notoriamente imparziale settimanale "Famiglia Cristiana" sia stato pubblicato un vademecum per scoprire se tuo figlio è un satanista (si ringrazia Gemma per aver condiviso questa perla).
Vediamo alcuni dei punti salienti. Vostro figlio è satanista se:
1)Indossa spesso vestiti neri (lo sapevo che i preti avevano qualcosa da nascondere)
2)Indossa magliette di gruppi o band rock (mio nipote ha una maglietta dei Pooh, devo preoccuparmi?) [...]
4)Indossa qualsiasi tipo di gioielleria o simboli d'argento. Alcuni di questi includono: croci rovesciate, pentagrammi, pentacoli, ankh o altri simboli di venerazione satanica (se hanno invece la stella a cinque punte sono ebrei, non preoccupatevi) [...]
6)Ascolta musica gotica o antisociale. Marilyn Manson dichiara di essere l'anticristo, e fa discorsi pubblici contro il Signore. Per favore gettate via IMMEDIATAMENTE qualsiasi album del genere. (e quando diciamo IMMEDIATAMENTE intendiamo proprio IMMEDIATAMENTE: se li tenete troppo rischiate che la mano vi diventi satanista)
7)Esce con persone che si vestono, si comportano o parlano in modo eccentrico (amici di Platinette, siete avvisati)
8)Mostra sempre meno interesse in attivita sacre come: la Bibbia, la preghiera, la chiesa o lo sport. (i satanisti sono tutti ciccioni flaccidi che non si fanno manco na partitella a calcetto)
9)Mostra un interesse crescente nella morte, vampiri, magia, occulto, streghe o qualsiasi altra cosa che coinvolga satana (ecco perchè i becchini hanno quelle facce tetre...) [...]
12)Ha manie suicide o è depresso (di certo è colpa di Satana, chiamate un esorcista e vedrete come zomperà allegro come un teletubbie)
13)Taglia, brucia o asporta parti del suo corpo. E' un rituale satanico che usa il dolore per allontanare dalla luce di dio e il suo amore. Per favore, fatelo immediatamente presente al vostro centro di salute mentale locale. (E se non avete un centro di salute mentale locale, fatevelo)
14)Si lamenta di essere annoiato (devo smetterla di spiegare in classe la Guerra dei Trent'anni, sto rafforzando Satana)
15)Dorme troppo (Satana canta delle ninne nanne fantastiche...) o troppo poco (...però ascolta lo stereo a volume alto)
17)Non ama il sole e altre forme di luce. Ci è pertinente ai vampiri che ritengono di non dover entrare in contatto con la luce di dio. (Se compra degli occhiali da sole, gettateli via IMMEDIATAMENTE).
18)Chiede eccessiva privacy (se si lamenta che gli entrate in camera all'improvviso, piantategli un paletto di frassino nel cuore IMMEDIATAMENTE!)[...]
20)Chiede di stare da solo in tranquillità. In modo da parlare con spiriti cattivi attraverso la meditazione. (Quindi stategli sempre vicini infastidendolo con un punteruolo).
21)Insiste di spendere tempo con gli amici senza essere accompagnato da un adulto (Andare al pub assieme alla mamma è un toccasana per i suoi rapporti sociali, fidatevi) [...]
25)Mangia troppo o troppo poco (deve mangiare NORMALE)
26)Mangia cibi in relazione con il goth, come i cereali del Conte Dracula (o le merendine di Yog-Sothoth, il Nero Capro dai Mille Cuccioli che si trovano in tutti i supermercati)
28)Guarda la televisione via cavo o altri media corrotti . Chiedi alla chiesa locale per programmi adatti da far vedere a tuo figlio. (Studio Aperto è un toccasana, sebbene provochi cecità)
29)Gioca con videogiochi che contengono violenza o giochi di ruolo (Satana è notoriamente un master bastardo)[...]
31)Fa simboli satanici e scuote violentemente la testa nel sentire musica (o se fa simboli satanici scuotendo la testa, allora siete proprio nei guai)
32)Balla in modo provocatorio e sensuale (a meno che non faccia la Velina)
33)E' omosessuale o bisessuale (avevate dubbi?)
34)Frequenta culti religiosi pericolosi (ovvero tutti quelli che non cominciano per C e non finiscono per attolicesimo).

Adesso lasciatemi stare, voglio stare un pò da solo in tranquillità scuotendo la testa in modo provocatorio e sensuale ascoltando Marylin Manson mentre mangio fuori pasto.

P.S. Nel prossimo post pubblicheremo una pratica lista: Come fare a scoprire se vostro figlio è un Cattolico?

mercoledì 23 marzo 2011

Isylea the comic 9

Dite la verità, non vi aspettavate un nuovo aggiornamento così presto! E' che, complice una giornata di malattia del nostro autore, e una sfida a cui doveva rispondere, oggi si è messo sotto. Quindi ecco a voi un numero speciale (4 pagine 4!) del nostro fumetto preferito!

martedì 22 marzo 2011

Isylea the comic 8

Rieccoci dopo una lunga attesa, dovuta purtroppo ai numerosi impegni di lavoro del nostro autore (non penserete mica che qualcuno lo paghi per fare i fumetti online, vero?)
L'attesa sarà ripagata, perchè finalmente scopriremo dove è che Gnarrk aveva condotto il povero niubbo, proclamando il vincitore dello scorso quizzone!














































Come dite? Non si è capito che posto è? Beh, non vorrete certo farci bannare per divulgazione di info OFF, quindi chi ha orecchie per intendere intenda!

martedì 15 marzo 2011

Superblogger con superploblemi

Poche persone al mondo possono dire di possedere un superpotere. Di quei pochi, ancor meno non sono dei mitomani pazzi che han letto troppi fumetti di supereroi.

C'è chi ha il superpotere di trombarsi tutte le donne che gli capitano a tiro semplicemente sventolando il portafogli.
C'è chi riesce a fermare il tempo con una battuta (non scherzo, un mio amico ci riusciva davvero).
C'è chi riesce a prevedere esattamente il vincitore di un'elezione semplicemente guardando chi sono i candidati (in Italia è facilissimo).
C'è chi riesce a far cacare il proprio cane esattamente nel punto dove qualcuno poggerà il piede inguainato nelle scarpe nuove.
C'è chi riesce a rendere credibili le proprie stronzate semplicemente possedendo il 99% dei canali televisivi.

Ma questi son tutti superpoteri banali. Solo il mio superpotere è una vera maledizione.

Io solo riesco ad uccidere un personaggio di finzione semplicemente scegliendolo come il mio preferito.

All'inizio, quando ero piccolo, esercitavo questo potere inconsciamente e non ci facevo troppo caso. Nelle nebulose memorie dei primi anni di vita spicca un personaggio con cui ebbi quella che più tardi avrei imparato a chiamare sveltina: lo ricordo bene perchè fu la prima volta che cominciai a farmi delle domande.
Si tratta di questo tizio qui:

E' Sven, uno dei piloti dei leoni che si andavano ad unire nel robottone Voltron. Durò circa 4 puntate, durante le quali pensavo che fosse fichissimo. Poi fu ferito gravemente e sparì, sostituito da una tizia con la tutina rosa che però guidava il leone blu. Stronza.
Sven non è davvero morto. Suppongo che a quei tempi il mio superpotere non fosse sviluppato appieno.
La seconda manifestazione del mio superpotere ricordo che avvenne quando lessi un romanzo, intitolato "i Ragazzi della via Pal". Parlava di un gruppo di giovani che vivevano in Ungheria, giocavano per strada finchè non fecero una vera e propria guerra a pallate di fango contro un'altra banda, le "giubbe rosse", per il possesso di una piazza dove giocare. In Ungheria evidentemente non c'è una gran cultura dei parchi giochi nelle città, se i ragazzi sono costretti a prendersi a mazzate per i pochi che ci sono. Quella volta me la cercai quando, dopo circa due capitoli, elessi a personaggio preferito il più piccolo della banda, tal Nemecsek, sfigato, malaticcio e pure incompreso. Perchè non mi ero scelto Boka, il carismatico capoccia?
Forse perchè a me i carismatici capoccia han sempre fatto girare le palle.
Comunque, in questo spettacolare romanzo per ragazzi, ecco che alla fine Nemecseck crepa salvando eroicamente il suo capitano da.....
da...
da...
da un sacco di pallate di fango.

Passò un pò di tempo prima che nella mia vita comparissero i Cavalieri dello Zodiaco. A tutti piaceva Sirio, l'uomo lampadina dato che la vista gli si accendeva e spegneva con un semplice click, o Phoenix il sadico, che dimostrava il suo amore per il fratello riempiendolo di mazzate. A me piaceva Crystal, che nelle prime puntate pareva il più forte di tutti, freddo, sicuro di sè. Ovviamente fu il primo a morire ignominiosamente (poi tornò in vita ma solo a prezzo di una notte di passione con Andromeda).

Finalmente la consapevolezza piena del mio terribile superpotere mi colse quando, leggendo il Signore degli Anelli, dissi fra me e me: "quanto mi piace Boromir!"
Di lì in poi la lista dei caduti a causa mia si allungò paurosamente. Obi Wan Kenobi, Toki di Ken il Guerriero (ma lì non conta, che se non eri Ken, morivi sicuro), Charlie di Lost, Rutger Hauer in Blade Runner, Flint in Dragonlance, Smerdjiakov nei Karamazov, Sirius Black, Eddie in It, Rorscach in Watchmen, porca puttana, persino Mufasa nel Re Leone.

Ditene uno, sicuramente era il mio preferito.
Probabilmente penserete che questo superpotere non serve a niente. Lo pensavo anche io fino a stamattina.
Quando ho scoperto l'esistenza di questo.
Speriamo che il mio fumettaro ne conservi una copia....

martedì 8 marzo 2011

La Compagnia di Sten, Capitolo 2: Il Bene contro il Male


Pensavate ce ne fossimo dimenticati, vero? E invece la Compagnia di Sten torna col secondo capitolo delle sue mirabolanti avventure. Per chi se le fosse perse, qui può trovare il capitolo precedente. Buona lettura!

A Nido dell'Aquila soltanto una persona ricordava perchè la foresta che circondava il paese da tre lati, lambendone i confini come una marea verde, fosse chiamata il Bosco Ululante. Gli abitanti, come si è visto, erano in ultima analisi una massa di pecoroni ignoranti che, quando un figlio si ammalava di varicella, pensava che il metodo migliore per curarla fosse di rimuovere a fil di lama le parti di pelle in cui la concentrazione di bolle fosse più evidente.* Non era il tipo di gente che si metteva a spaccare il capello in quattro, insomma. Se dunque una foresta si chiama Bosco Ululante, il motivo non può essere che uno: che è piena di bestie che ululano. Il che era sicuramente vero.
Fatto sta che quella persona che conosceva la storia della Foresta Ululante si chiamava Thurg il Cerusico. ** Esercitando un mestiere tanto importante e redditizio***, Thurg aveva vissuto una vita agiata e al riparo dalle disgrazie che capitano solitamente ai pecoroni ignoranti, ed era giunto alla venerabile età di 98 anni suonati. L'unico abitante di Nido dell'Aquila più vecchio di lui era Leoril. Quando aveva 15 anni, Thurg andò con suo fratello a fare campeggio in quello che allora si chiamava il Bosco Tranquillo: al momento di piantare i picchetti, Thurg diede una martellata in pieno pollice al fratello, che per tutta risposta gridò, con la voce resa tenorile dal dolore: "Porco Silvanuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuus!".
Chi passava da quelle parti sentì soltanto la U, e da qui il nuovo nome del Bosco. La notizia fece rapidamente il giro del contado circostante, finchè non giunse alle orecchie di un branco di vecchi lupi in pensione, i quali pensarono bene di andare a morire in un Bosco dal nome appropriato.
Fu così che il Bosco Tranquillo era diventato il Bosco Ululante e si era popolato di lupi che nessun branco rispettabile voleva più. Tra i lupi era ormai diventato un modo di dire: "Se ne sta andando al Bosco Ululante" significava che quel lupo aveva almeno 3 delle 4 zampe nella fossa: e nella maggior parte dei casi, al Bosco Ululante ci andava davvero.

La nostra intrepida Compagnia di Sten si rese ben presto conto che iniziare le ricerche al calar del sole non è mai una buona idea. Vuol dire che parti stanco, e non fai mai molta strada.
"Dove portano le tracce?" chiese Sten a Pasgal, che stava chinato con aria professionale su un mucchio di orme.
"Quanto porti di scarpe?" chiese Pasgal alzando la testa.
"49" rispose Sten Piedefino "perchè?"
"Perchè è circa mezz'ora che seguiamo le tue stesse impronte" sospirò Pasgal. "Le avevo scambiate per quelle degli orchetti."
Leoril cominciò a piagnucolare. Non che ci fosse un motivo particolare: gli elfi al tramonto piagnucolano sempre. Ma gli altri lo interpretarono come il segno che era ora di accamparsi.
Sten raccolse dei rametti e accese un fuocherello. Sin da quando aveva cominciato a sognare di metter su la sua Compagnia di Ventura, aveva atteso quel momento più di qualsiasi altro: l'ora dell'accampamento, stando al suo Manuale del Perfetto Avventuriero, Terza Edizione, cosituisce il momento di maggior aggregazione del gruppo, in cui ci si racconta storie da uomini davanti ad un capretto che rosola sul fuoco. Sten si era inventato di sana pianta ben cinque storie da uomini, e le stava ripassando mentalmente quando si accorse, dal fastidioso russare, che i suoi compagni avevano preso il suo silenzio come un tacito assenso alla domanda "fai tu il primo turno di guardia?".
Così Sten si ritrovò solo, ed approfittò per inventare altre sette Storie da Uomini. Per fortuna non ebbe mai l'occasione di raccontarle, quella sera: il Manuale infatti non specificava che il termine "Storia da Uomini" non implica per forza una scena di sesso selvaggio.
Il turno passò oziosamente e Sten svegliò Leoril.
"Successo niente?" chiese Leoril stripicciandosi gli occhi.
"Niente di niente" riposte Sten buttandosi sdraiato. Si addormentò all'istante, mettendosi a sognare una Storia da Uomini estremamente sconcia che coinvolgeva tre donne, di cui una, purtroppo, era un'elfa strabica.
Leoril dimostrò di non aver bene compreso il concetto di "turno di guardia" quando, annoiato, svegliò Pasgal prima del tempo per fare due chiacchiere.
"Che succede?" chiese Pasgal rizzandosi a sedere.
"Niente, volevo fare due chiacc...." disse interrompendosi quando notò i fulmini che provenivano dagli occhi semichiusi di Pasgal. "Volevo dire... ho sentito dei passi felpati."
Sebbene Leoril avesse mentito spudoratamente, se davvero si fosse messo ad ascoltare, i passi felpati li avrebbe sentiti davvero. Ben cinque lupi si erano avvicinati al fuocherello. Erano cinque lupi pensionati, come da tradizione del Bosco Ululante: vecchi, sgangherati e sdentati. Come tutti i pensionati, non appena capita qualcosa di insolito, erano venuti a curiosare. In massa. La vita del pensionato è noiosa.
Leoril si era sempre vantato della propria affinità con il mondo animale. A Nido dell'Aquila si era fatto una certa fama perchè riusciva a far sbavare un cane semplicemente suonando un campanellino. Il cane di Leoril divenne un'attrazione che movimentò la vita di Nido dell'Aquila per qualche settimana, prima di morire di fame. Così, credette di interpretare esattamente lo sguardo indolente e annoiato dei lupi quando gridò stridulo:
"CI VOGLIONO SBRANARE!"
Pasgal si fidò di Leoril e sguainò la spada, generando quell'effetto domino che i chierici di Knell, dio della Guerra, avevano chiamato l'effetto-Iraq: non c'è niente di meglio della violenza per attizzare la sete di sangue del tuo nemico. I lupi si sentirono ribollire le budella: in fondo quei tre umani non sembravano molto svegli. L'avrebbero fatta vedere a tutti, che erano ancora capaci di sbranare qualcuno come ai vecchi tempi.
Quando Sten aprì gli occhi, vide Leoril arrampicato su un albero che scagliava Dardi Incantati a raffica, mentre Pasgal se la vedeva con un branco di possenti lupi inferociti e pronti a tutto. Mise mano alla spada e si lanciò ululando a sua volta.
Cornelius osservava la scena masticando col suo caratteristico sguardo bovino. Provò una pena immensa per quei lupi decrepiti che venivano falciati orribilmente da tre invasati che menavano fendenti alla cieca.
"Il bene ha vinto!" gridò infine Sten sollevando lo spadone, il viso intriso di sangue vecchio dalla consistenza limacciosa.
"Guarda qua" disse Pasgal esaminando quel che rimaneva del corpo martoriato di Pelo Grigio, l'eroico lupo che in gioventù aveva salvato un villaggio di bambini difendendolo da solo da un'orda di Gnoll affamati. "Questo aveva proprio la faccia cattiva" continuò sollevando la testa solcata dalle cicatrici di quell'antica battaglia.
"Staccagliela e dammela qua" disse Sten "farà bella figura sul nostro caminetto"
"Che facciamo, ci rimettiamo a dormire?" chiese Leoril scendendo dall'albero.
"Sta per sorgere il sole, riprendiamo il cammino, che ormai mi sono svegliato!" concluse Pasgal.
La Compagnia di Sten era sopravvissuta al suo battesimo del fuoco. Quel primo, vero scontro, col passare degli anni, diventerà nei racconti di Sten un'epica battaglia contro un esercito di barbari vestiti con pelli di lupo: ma già Leoril, cinque minuti dopo, andava dicendo:
"Se non fosse stato per i miei dardi incantati, ci avrebbero sopraffatti! Ne ho uccisi otto tutto da solo, e uno mi sa che era un lupo mannaro, secondo me..."

*Questo spiega perchè a Nido dell'Aquila la varicella era sparita: si chiama selezione naturale.
**A Nido dell'Aquila, si chiamano Cerusici i Cacciatori: pare che l'arte di scuoiare pelli servisse per curare la varicella, l'herpes e l'acne iuvenilis.
***Il prezzo per la rimozione della pelle a scopo curativo variava a seconda della quantità di pelle da rimuovere. Per una varicella in stato avanzato pare che fosse stata pagata la folle cifra di: una mucca, un cavallo, tre uova e un mazzetto di cime di rapa.


Al prossimo capitolo!

lunedì 7 marzo 2011

Cronache dell'Apocalisse: eh ma a Roma....


La mia situazione lavorativa attuale mi impone, di tanto in tanto, di fare delle capatine completamente inutili nella nostra splendida Capitale.
Quando vado a Roma non riesco mai a non ripensare ad un tedescone di nome Ottone III. Questo tipo, Imperatore del Sacro Romano Impero, poteva starsene tranquillamente a casa sua, in Germania, a farsi i fatti suoi, farsi la vita da Imperatore, e farsi le concubine (siamo nel X secolo dopo Cristo). Però aveva il mal di Roma. Cosa difficile da spiegare, visto che Roma in quegli anni era diventata una vera a propria schifezza: le fogne, costruite dagli Antichi Romani (e qua ci vuole la maiuscola), ormai rigurgitavano merda da tutte le parti e nessuno sapeva più aggiustarle. I ponti crollavano e questi erano talmente ridotti male che non c'avevano nemmeno un Bertolasum qualsiasi che assegnasse i lavori ai suoi amici. La gente, per costruirsi le case, siccome non sapeva dove andare a prendere i materiali smontava tranquillamente i monumenti dei Cesari (ecco perchè il Colosseo è un colabrodo: si fottevano i giunti di ferro che tenevano insieme i mattoni). Mezza città era adibita a pascolo: gli unici liberi professionisti erano le puttane.
Però Ottone non poteva fare a meno di amare questa città che ormai, da caput mundi, era diventata caput nihili. Così non poteva fare a meno di tornarci in villeggiatura appena poteva. Una volta promise ai romani che gli avrebbe donato la Villa di Adriano, una splendida residenza rimasta miracolosamente intatta in quel di Tivoli; ma poi si rimangiò l'offerta, forse per paura che i romani (lettera minuscola) smontassero pure quella, come la Caserma di Pompieri della Lego, per farci un paio di Bordelli della Lego.
Ora, i romani sopportavano tutto, ma non che gli si impedisse di smontare un palazzo. Così scesero in piazza e assediarono il palazzo di Ottone, che poveretto, non possedeva manco una televisione e dovette difendersi come poteva. Si affacciò alla disperata al balcone, gettò uno sguardo sui romani inferociti che chiedevano la sua testa, e sparò un pistolotto mostruoso su quanto amasse la città, su come volesse riportarla agli antichi fasti, che lui era un'Imperatore Operaio.
Ora, immaginatevi che cazzo potevano sentire i romani di tutto il suo discorso: all'epoca non è che esistessero i microfoni. Probabilmente vedevano solo un tipo biondo affacciato alla finestra che muoveva le labbra e gli indicava i capi della rivolta.
Ai romani piacciono tantissimo i tizi che parlano ai balconi.
Così linciarono i capi-rivolta, i quali probabilmente accettarono la cosa di buon grado. Voglio dire, l'aveva detto un tizio al balcone: sono pronto a scommettere che si sarebbero linciati da soli.

Ecco, non so se c'entra qualcosa, ma questa immagine di Roma è quella che mi ossessiona tutte le volte che scendo dal Treno e mi immergo nella folla romana.
Regola numero uno: mai farsi nemico uno che parla da un balcone.
I romani sono gente profondamente immersa nella propria storia. Possono non sapere chi fosse Leone I (che scacciò Attila parlandogli da un balcone finto); possono non avere idea di chi fosse Cesare (che non aveva balconi il giorno che fu accoltellato). Però sentono, ad un livello subliminale, di essere eredi di qualcosa di grande.
Tipo che quando arrivi a Roma e piove, sei preoccupato di arrivare in tempo al luogo dell'appuntamento, e chiedi in giro se in 45 minuti ce la puoi fare prendendo i mezzi pubblici.
E tutti ti rispondono: "eh, a Roma quando piove il traffico raddoppia".
"Ma l'autobus che devo prendere passa ogni 12 minuti, dovrei farcela!"
"eh, ma a Roma gli autobus passano quando vogliono loro".
"e va bene, prenderò un taxi, sperando di pagare il meno possibile"
"eh, ma a Roma i taxi costano un sacco".

Salgo sul taxi. L'autista fa partire il tassametro da 2 euro e qualcosa.
"eh, ma a Roma è la tariffa base quando si parte da Termini" mi dice.
"Pazienza" rispondo. "Devo andare in via Tal dei Tali, conosce?"
"eh, ma a Roma è impossibile conoscere tutte le strade". E apre Tuttocittà.

Azzardo timidamente a dire all'autista che io vengo da Napoli, e che pure a Napoli quando piove c'è più traffico, gli autobus fanno come pare a loro, i tassisti sono ladri e la città è grande.
"eh, ma a Roma non te lo immagini quanto".

Mentre torno alla stazione Termini, stavolta con l'autobus, mi guardo intorno. C'è un sacco di gente che si fa i fatti suoi e non ti guarda in faccia.
Mentre aspetto il treno un ambulante mi offre un ombrellino a 2 euro, che rifiuto gentilmente.
Poi ricomincia a piovere e un altro ambulante mi offre lo stesso ombrellino a 10 euro. Ecco un super Bignami di economia.
Faccio una passeggiata col naso all'insu: laggiù si vede l'altare della Patria, mentre alla mia destra ci stanno le Terme di Diocleziano, dentro alle quali è stata ricavata una chiesa su progetto di Michelangelo. La cosa più sorprendente sono questi romani che passano davanti a tutto questo ben di Dio e non ci buttano manco uno sguardo. Al massimo ci buttano una bottiglietta di plastica vuota.
E improvvisamente capisco Ottone III. Il sentimento inspiegabile per cui pure se sei l'Imperatore della Galassia, pure se vieni da New York e sei un Guerriero della Notte, a Roma ti sentirai sempre un provinciale. Perchè "eh, ma a Roma..." vuol dire, "qua, in questa città, sono successe talmente tante cose di importanza mondiale, che io manco le so, e non me ne frega un cazzo di saperle, però sono successe qui, e dinne una e sicuro scopriamo che è successa qui, o anche se non è successa qui, allora se fosse successa qui sarebbe stato meglio. Perchè per queste strade ci ha camminato un sacco di gente della storia, e ci siamo inventati tantissime cose che io non so, però ce le siamo inventate noi. E pure se è successo mille anni fa, io comunque in qualche modo c'entro, e invece tu no. Quindi non mi rompere i coglioni con Napoli, perchè qua stiamo a Roma, e se non vieni da Roma, non sei un cazzo".

E io zitto sotto.

Poi riprendo il treno, e dopo qualche chilometro, quando di Roma non resta che una linea all'orizzonte, mi riprendo dalo stordimento e mi incazzo. E ripenso ad Ottone III.

martedì 1 marzo 2011

Isylea the comic 7

Eccoci tornati sulle terribili terre di Isylea.... terribili, perlomeno, per i niubbi!


E rieccoci col quizzone, col quale raggiungeremo i 5 vincitori e potremo finalmente procedere con le premiazioni:
dove è che Gnarrk ha condotto il nostro povero niubbo?
Rispondete numerosi!