martedì 8 marzo 2011

La Compagnia di Sten, Capitolo 2: Il Bene contro il Male


Pensavate ce ne fossimo dimenticati, vero? E invece la Compagnia di Sten torna col secondo capitolo delle sue mirabolanti avventure. Per chi se le fosse perse, qui può trovare il capitolo precedente. Buona lettura!

A Nido dell'Aquila soltanto una persona ricordava perchè la foresta che circondava il paese da tre lati, lambendone i confini come una marea verde, fosse chiamata il Bosco Ululante. Gli abitanti, come si è visto, erano in ultima analisi una massa di pecoroni ignoranti che, quando un figlio si ammalava di varicella, pensava che il metodo migliore per curarla fosse di rimuovere a fil di lama le parti di pelle in cui la concentrazione di bolle fosse più evidente.* Non era il tipo di gente che si metteva a spaccare il capello in quattro, insomma. Se dunque una foresta si chiama Bosco Ululante, il motivo non può essere che uno: che è piena di bestie che ululano. Il che era sicuramente vero.
Fatto sta che quella persona che conosceva la storia della Foresta Ululante si chiamava Thurg il Cerusico. ** Esercitando un mestiere tanto importante e redditizio***, Thurg aveva vissuto una vita agiata e al riparo dalle disgrazie che capitano solitamente ai pecoroni ignoranti, ed era giunto alla venerabile età di 98 anni suonati. L'unico abitante di Nido dell'Aquila più vecchio di lui era Leoril. Quando aveva 15 anni, Thurg andò con suo fratello a fare campeggio in quello che allora si chiamava il Bosco Tranquillo: al momento di piantare i picchetti, Thurg diede una martellata in pieno pollice al fratello, che per tutta risposta gridò, con la voce resa tenorile dal dolore: "Porco Silvanuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuus!".
Chi passava da quelle parti sentì soltanto la U, e da qui il nuovo nome del Bosco. La notizia fece rapidamente il giro del contado circostante, finchè non giunse alle orecchie di un branco di vecchi lupi in pensione, i quali pensarono bene di andare a morire in un Bosco dal nome appropriato.
Fu così che il Bosco Tranquillo era diventato il Bosco Ululante e si era popolato di lupi che nessun branco rispettabile voleva più. Tra i lupi era ormai diventato un modo di dire: "Se ne sta andando al Bosco Ululante" significava che quel lupo aveva almeno 3 delle 4 zampe nella fossa: e nella maggior parte dei casi, al Bosco Ululante ci andava davvero.

La nostra intrepida Compagnia di Sten si rese ben presto conto che iniziare le ricerche al calar del sole non è mai una buona idea. Vuol dire che parti stanco, e non fai mai molta strada.
"Dove portano le tracce?" chiese Sten a Pasgal, che stava chinato con aria professionale su un mucchio di orme.
"Quanto porti di scarpe?" chiese Pasgal alzando la testa.
"49" rispose Sten Piedefino "perchè?"
"Perchè è circa mezz'ora che seguiamo le tue stesse impronte" sospirò Pasgal. "Le avevo scambiate per quelle degli orchetti."
Leoril cominciò a piagnucolare. Non che ci fosse un motivo particolare: gli elfi al tramonto piagnucolano sempre. Ma gli altri lo interpretarono come il segno che era ora di accamparsi.
Sten raccolse dei rametti e accese un fuocherello. Sin da quando aveva cominciato a sognare di metter su la sua Compagnia di Ventura, aveva atteso quel momento più di qualsiasi altro: l'ora dell'accampamento, stando al suo Manuale del Perfetto Avventuriero, Terza Edizione, cosituisce il momento di maggior aggregazione del gruppo, in cui ci si racconta storie da uomini davanti ad un capretto che rosola sul fuoco. Sten si era inventato di sana pianta ben cinque storie da uomini, e le stava ripassando mentalmente quando si accorse, dal fastidioso russare, che i suoi compagni avevano preso il suo silenzio come un tacito assenso alla domanda "fai tu il primo turno di guardia?".
Così Sten si ritrovò solo, ed approfittò per inventare altre sette Storie da Uomini. Per fortuna non ebbe mai l'occasione di raccontarle, quella sera: il Manuale infatti non specificava che il termine "Storia da Uomini" non implica per forza una scena di sesso selvaggio.
Il turno passò oziosamente e Sten svegliò Leoril.
"Successo niente?" chiese Leoril stripicciandosi gli occhi.
"Niente di niente" riposte Sten buttandosi sdraiato. Si addormentò all'istante, mettendosi a sognare una Storia da Uomini estremamente sconcia che coinvolgeva tre donne, di cui una, purtroppo, era un'elfa strabica.
Leoril dimostrò di non aver bene compreso il concetto di "turno di guardia" quando, annoiato, svegliò Pasgal prima del tempo per fare due chiacchiere.
"Che succede?" chiese Pasgal rizzandosi a sedere.
"Niente, volevo fare due chiacc...." disse interrompendosi quando notò i fulmini che provenivano dagli occhi semichiusi di Pasgal. "Volevo dire... ho sentito dei passi felpati."
Sebbene Leoril avesse mentito spudoratamente, se davvero si fosse messo ad ascoltare, i passi felpati li avrebbe sentiti davvero. Ben cinque lupi si erano avvicinati al fuocherello. Erano cinque lupi pensionati, come da tradizione del Bosco Ululante: vecchi, sgangherati e sdentati. Come tutti i pensionati, non appena capita qualcosa di insolito, erano venuti a curiosare. In massa. La vita del pensionato è noiosa.
Leoril si era sempre vantato della propria affinità con il mondo animale. A Nido dell'Aquila si era fatto una certa fama perchè riusciva a far sbavare un cane semplicemente suonando un campanellino. Il cane di Leoril divenne un'attrazione che movimentò la vita di Nido dell'Aquila per qualche settimana, prima di morire di fame. Così, credette di interpretare esattamente lo sguardo indolente e annoiato dei lupi quando gridò stridulo:
"CI VOGLIONO SBRANARE!"
Pasgal si fidò di Leoril e sguainò la spada, generando quell'effetto domino che i chierici di Knell, dio della Guerra, avevano chiamato l'effetto-Iraq: non c'è niente di meglio della violenza per attizzare la sete di sangue del tuo nemico. I lupi si sentirono ribollire le budella: in fondo quei tre umani non sembravano molto svegli. L'avrebbero fatta vedere a tutti, che erano ancora capaci di sbranare qualcuno come ai vecchi tempi.
Quando Sten aprì gli occhi, vide Leoril arrampicato su un albero che scagliava Dardi Incantati a raffica, mentre Pasgal se la vedeva con un branco di possenti lupi inferociti e pronti a tutto. Mise mano alla spada e si lanciò ululando a sua volta.
Cornelius osservava la scena masticando col suo caratteristico sguardo bovino. Provò una pena immensa per quei lupi decrepiti che venivano falciati orribilmente da tre invasati che menavano fendenti alla cieca.
"Il bene ha vinto!" gridò infine Sten sollevando lo spadone, il viso intriso di sangue vecchio dalla consistenza limacciosa.
"Guarda qua" disse Pasgal esaminando quel che rimaneva del corpo martoriato di Pelo Grigio, l'eroico lupo che in gioventù aveva salvato un villaggio di bambini difendendolo da solo da un'orda di Gnoll affamati. "Questo aveva proprio la faccia cattiva" continuò sollevando la testa solcata dalle cicatrici di quell'antica battaglia.
"Staccagliela e dammela qua" disse Sten "farà bella figura sul nostro caminetto"
"Che facciamo, ci rimettiamo a dormire?" chiese Leoril scendendo dall'albero.
"Sta per sorgere il sole, riprendiamo il cammino, che ormai mi sono svegliato!" concluse Pasgal.
La Compagnia di Sten era sopravvissuta al suo battesimo del fuoco. Quel primo, vero scontro, col passare degli anni, diventerà nei racconti di Sten un'epica battaglia contro un esercito di barbari vestiti con pelli di lupo: ma già Leoril, cinque minuti dopo, andava dicendo:
"Se non fosse stato per i miei dardi incantati, ci avrebbero sopraffatti! Ne ho uccisi otto tutto da solo, e uno mi sa che era un lupo mannaro, secondo me..."

*Questo spiega perchè a Nido dell'Aquila la varicella era sparita: si chiama selezione naturale.
**A Nido dell'Aquila, si chiamano Cerusici i Cacciatori: pare che l'arte di scuoiare pelli servisse per curare la varicella, l'herpes e l'acne iuvenilis.
***Il prezzo per la rimozione della pelle a scopo curativo variava a seconda della quantità di pelle da rimuovere. Per una varicella in stato avanzato pare che fosse stata pagata la folle cifra di: una mucca, un cavallo, tre uova e un mazzetto di cime di rapa.


Al prossimo capitolo!

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