martedì 30 agosto 2011

La Passione di un Insegnante (precario)

Fare l'insegnante in Italia è più difficile che fare il Consigliere Regionale.
Requisiti per fare il Consigliere Regionale:
- tette grosse

Requisiti per fare l'insegnante:
- laurea (tutto il ciclo completo)
- specializzazione di due anni

Dopo l'iter devi iscriverti ad una serie di graduatorie provinciali, pregando Dio di azzeccare la provincia giusta. C'è gente che paga per avere programmi che incrociano i dati di tutte le province d'Italia, numero di scuole per provincia, numero di insegnanti nominati ogni anno, numero di pensionati, numero di trasferimenti.

Poi arriva il fatidico fine Agosto.
Prima di tutto gli Uffici Scolastici ex-Provinciali (ora Dio sa come si chiamano) fanno le assunzioni a tempo indeterminato: il primo in graduatoria, magari i primi due, ascendono alla cattedra di ruolo, che significa, in parole povere, esser pagati anche d'estate e sapere dove lavorerai l'anno successivo.
Ci sono molte leggende riguardo questo avvenimento, che davvero pochi hanno davvero visto (quelli che pigliano la cattedra fissa smettono di parlare ai precari per paura di tornare a contagiarsi con la precariaggine, quindi tutto è avvolto nel mistero più assoluto).
Si dice che, il giorno della chiamata, ti srotolino davanti un tappeto rosso intessuto con i capelli che i precari si strappano ogni anno quando scoprono che quest'anno non si lavora. Qualcun altro dice che quel giorno un uomo elegante col pizzetto ti porga un contratto in pergamena ed una penna d'oca intinta del sangue. Quel che sia, nei pensieri dei precari l'immagine di questa scena è riassumibile più o meno così:

(in questa immagine, l'insegnante appena assunto ignora bellamente i precari che, sotto di lui, tentano di ghermirlo per strappargli il cuore a morsi).

Quando gli Eloìm, ovvero gli Eletti, sono passati dall'altra parte, si passa al secondo grado di umiliazione.
Gli Uffici Scolastici decretano che il giorno TOT tutti gli aspiranti ad una cattedra annuale (ovvero da Settembre a Giugno) si rechino nello stesso posto alla stessa ora.
E che sudino (siamo alla fine di Agosto). Sudare è salutare, si perdono chili.

Così, eccoli lì, questa massa di questuanti si accalca nel carnaio della speranza. Qui riporto un piccolo esempio:
Giù in fondo c'è la porta dove, se sei fortunato, chiameranno il tuo nome.
Ho visto gente al 40esimo posto in graduatoria venire lo stesso nonostante le cattedre disponibili fosseo 10. E tu sai, glielo leggi negli occhi, che sta sperando nella diffusione di una variante del virus ebola che colpisca soltanto gli insegnanti che stanno prima di lui nella sua graduatoria.

Finita questa giornata, la stragrande maggioranza esce senza un lavoro e molto dimagrito (e con tanti capelli in meno).

E spera nel terzo grado dell'umiliazione, detto anche "Il Campo di Prigionia".
E' detto così perchè sei prigioniero delle zone dove il tuo cellulare ha Campo, visto che le scuole ti chiameranno per eventuali supplenze brevi soltanto telefonicamente (qualcuno ha narrato di aver una volta ricevuto un telegramma, che lo convocava per il giorno prima). E se non rispondi, sei fottuto.
E' la fase in cui, ossessionato dalla possibilità di perderti la chiamata clou, tieni il telefono appoggiato al cuscino mentre fai l'amore con tua moglie, anche se sono le 11 di sera (hai visto mai). Che quando vedi che a chiamarti è un numero che non conosci spari una macumba, sgozzi un gallo nero bevendone il sangue, ti inchini verso la Mecca tre volte e ti metti un cilicio tutto insieme, e poi è Infostrada che ti fa un'offerta che non puoi rrrrrrifiutare.

E qui una buona bestemmia.

Ora vorrei parlarvi anche di come questi sacrifici valgano la bellezza di insegnare. Vorrei dirvi di come sia splendido trasmettere qualcosa e pensare che, un alunno alla volta, stai cambiando un pò il mondo.
Vorrei anche dirvi a quale grado di umiliazione son fermo io. Ma non posso.
Devo scappare.
Perchè qui dove ho il pc, non c'è campo.

sabato 27 agosto 2011

La sibilla Ilcistyana


"Eccoci qui" disse infine la guida, con la voce secca come il vento del deserto e quell'accento asteriano che schiacciava tutte le c fino a trasfigurarle in una anemica s.
Il suo dito ossuto indicò l'entrata della grotta.
"Ma chi l'ha buildata questa?" chiese Seavel dopo un rapido sguardo.
Era una grota come ce ne sono tante altre. Nascosta dieto una piega della montagna, non sembrava offrire al viaggiatore causale nessuna curiosità di visitarla. L'unica particolarità è che la luce solare sembrava arrestarsi uslla soglia, come un timodo attore debuttante dietro la quinta.
"E' pure piena di typo" osservò Lamaresh, scettico.
"E poi con una descrizione del genere manca poco che ci metti una freccia con scritto ZONA QUEST" disse Drao togliendosi della sabbia dai capelli.
"Shhhhhh" dissi io, impaziente. "Sono dettagli."
Dingwath srotolò una grossa pergamena, usando una pietra piatta come leggìo.
"Sul BG non c'è traccia di sibille" disse appoggiandosi un paio di occhialini sul naso. "Se ci fosse stato scritto, l'avrei saputo. Questo luogo non può esistere."
"Ma chi l'ha buildata?" insistette Seavel.
"Il server non ne ha idea" disse una voce nelle loro teste. Se le voci avessero avuto un colore, questo sarebbe stato il verde. Ad Athulea non piaceva incarnarsi: non poteva arrischiarsi, con tutti quei BUG che giravano, invisibili come batteri dell'ebola.
Istintivamente tutti ci voltammo verso Lhaudian. Lui tentò una risposta, ma il fiatone gli impediva di parlare.
"Te l'avevo detto di non caricargli tutti i bagagli sulla schiena" mi sussurrò Lamaresh all'orecchio. "Potevamo creare un carretto".
Gli risposi con uno sguardo denso di significati. Lamaresh capì subito.
Alla fine Lhaudian riuscì a parlare a stento.
"Non sono stato io" disse sputando fuori le ultime forze che gli restavano. Poi cadde a terra a faccia all'ingiù, inghiottendo boccate di sabbia.
Non ci facemmo caso. Quella grotta si era buildata da sola. L'avevo scoperta mentre mi aggiravo per i deserti Ilcistyani alla ricerca di un posto dove nascondere quel sassolino che serviva per la quest nanica che stavo preparando. Sembrava il posto ideale, dopo una bella de-typizzazione: abbastanza lontano perchè i nani impiegassero almeno qualche anno per trovarlo. Anni real: proprio come piace a me.
Prima di mettercela, però, volevo sapere se non si trattava di una qualche zona quest. Ma nessuno sembrava saperne niente.
Cercammo per un paio di mesi, finchè Godwin non scoprì una reazione di una guardia Ilcistyana che ne parlava. "La sibilla Ilcistyana" diceva. "Non posso dire di più".
Inutile dire che quella reazione non l'aveva scritta nessuno.
Il silenzio che seguì era pregno di inquietudine.
"Non può essersi buildata da sola". Seavel non ci aveva creduto sin dall'inizio. Era per questo che avevo organizzato la spedizione. Non ci sarei certo entrato da solo.
Avevo paura. La paura che può avere un essere dotato di poteri master è qualcosa che non può essere compresa dai comuni mortali. E' un'emozione che può distruggere universi con un comando errato.
"C'è qualcosa che non va" disse la voce-Athulea. "Non riesco a teleportarmici dentro, nè a vedere da server cosa c'è".
Drao rise. C'era una punta di isterica incoscienza in quella risata. "Allora dovremo entrarci coi vecchi metodi, no?" Tutti annuimmo. "Allora" continuò, "chi va avanti?"
Il vento sibilò. Covoni di paglia fuori contesto rotolarono.
Dingwath continuava a srotolare pergamene, mormorando parole di incredulità. Lo capivo: se anche il server cominciava a ribellarsi al BG, la sua esistenza non aveva più alcun senso.
Lhaudian alzò la testa dalla sabbia. "Ho compreso" disse sputacchiandone alcuni pugni, "vado io".
Poveretto, era convinto che fosse un altra prova d'ingresso, come quella volta che gli assegnammo l'incarico di scrivere un mob che avesse una reazione per ogni singolo animale della fauna Isyleiana, che ne spiegasse le caratteristiche minuziosamente.
Nessuno ebbe il coraggio di svelargli la verità. Tutto quel che volevamo era che qualcuno entrasse per primo.
"Vai" disse Seavel. "Ecco, ti ho uppato tutte le skill. Dovresti cavartela abbastanza bene". Gli diede una calda pacca sulla spalla, mentre Lhaudian spariva dentro il buio ingresso.
Aspettammo.
"Tutto bene" gridò da dentro. "E' solo molto buio!"
"Attiva la nicto, niubbo!" gli gridò dietro Drao.
"E' attivata!"
Sentimmo un brivido lungo la schiena. Eravamo inermi.
"Parlate, mortali!" disse la Voce della sibilla, di un rosa funereo, quando finalmente trovammo il coraggio di entrare. "Che cosa volete sapere?"
"Il Milan vincerà il campionato?" chiese Drao d'impulso.
Nel buio, qualcosa crollò a terra morente in uno sbuffo di messaggio viola.
"Credo di no" disse Seavel.
"Chiedetegli qualcosa di sensato" disse la voce-Athulea. "Fatela parlare, forse riesco a localizzarla su server".
"Che intendi per 'sensato'?" chiesi io, inciampando sul cadavere di Drao.
"Non so, vedete voi" rispose la voce-Athulea "qualcosa che la faccia parlare a lungo."
"Quali sono i nomi dei bravi player che hanno mollato Isylea per colpa nostra?"
Per un attimo ci chiedemmo chi avesse parlato. La terra tremò, sentimmo uno scricchiolio sassoso mentre una voragine si sostituì alla terra sotto i piedi di Lhaudian, richiudendosi sopra la sua ingenua testa.
"Che cavolo è successo?" chiese Lamaresh che si era allontanato a far pipì.
"Questo" disse la voce della Sibilla, mentre una nuova voragine si apriva sotto i suoi piedi.
"Tutto bene lì dentro?" chiese da fuori Dingwath, la voce attutita dalla montagna di pergamene srotolate in cui era rimasto imprigionato. Sentivo il respiro affannoso di Seavel. Non rispondemmo.
Proprio in quel momento mi cadde la connessione. Riaprii il client più velocemente che potevo.
Era ancora buio.
"Seavel, ci sei ancora" dissi stando ben attento a non mettere il punto interrogativo alla fine della frase.
Nessuna risposta. Ero solo.
"Forza" disse la voce-Athulea. "Piangeremo Seavel più tardi. Fai la domanda giusta, per l'amor di Vilmis". Avvertii la sua paura.
Prima di chiedere, mi passò tutta la vita davanti. Rividi la mia prima quest, quando ancora ero un ingenuo quester parvenu e Vaire mi faceva le smutandate.
Morire con quel ricordo in testa, era una buona morte. Mi feci forza e aprii la bocca:
"Cosa ci aspetta dopo la riapertura di Settembre?"
Chiusi gli occhi, sovrapponendo il buio al buio.
La Sibilla rispose, la sua voce rimbombava nella grotta:
"Ci sono luoghi che è meglio non visitare da soli. I rettili possono evolversi, ma non è detto che parleranno con noi. Antiche memorie si depositano su pergamena. Altre ancor più antiche si mischiano al fumo degli alambicchi, cantando con voce di forgia. Essere inghiottiti non è piacevole. Gli animali non sono più quello che sembrano, hanno nuove ossa. E più avanti, vi saran nuove guerre, in cui lo spazio sarà più importante del tempo. Meglio ascoltare i consigli del mattino. Nascere sarà più breve, ma la morte resterà la stessa."
Ed infine, la Sibilla tacque. Io ero ancora vivo.
"Torniamo a casa" dissi a Dingwath quando finalmente uscii a riveder il sole. Al posto della voce-Athulea ora c'era il rumore di un effetto neve alla TV.
"E gli altri?" mi chiede lui, rimettendo a posto le pergamene.
"Gli altri sono morti, baby" mi ritrovai a dire, "gli altri sono morti".

mercoledì 24 agosto 2011

Viva l'Italia


L'Italia è un paese che non ti da mai ragione.
Per esempio qualche volta ti ci senti bene. Ti piace parlarne la lingua, oppure apprezzi l'immediatezza di un'espressione dialettale; e poi accendi la TV e scopri che c'è gente che usa quella stessa lingua per dire, nella migliore delle ipotesi, una gran cazzata. Nella peggiore, pur parlando, non dice niente.
Capita che fai un giro a Roma ed entri in una Chiesa a caso, e ti ritrovi una nicchia con due dicesi due quadri di un certo Caravaggio, messi lì, come un poster di Justin Bieber dentro la cameretta di una dodicenne, e tu puoi guardarli per ore senza che nessuno ti chieda un centesimo. Poi ti guardi attorno e scopri che tutti quelli che sono lì in contemplazione con te sono turisti stranieri. I tuoi studenti, quelli che hai accompagnato a Roma, stanno al Mek.
Cioè a questo:

Preferiscono questo:


E vabbè, saran fatti loro.
Può capitare anche che vai in vacanza nei pressi di Terracina, margine sud del celebre Agro Pontino, il secondo pezzo forte dei nostalgici fascisti assieme ai "treni che arrivano in orario" per rimpiangere Mussolini.
Beh, l'Agro Pontino non è più una palude, è vero. Serre piene di peperoni rossi come il fuoco si estendono per chilometri, pronti a rendere difficoltosa la digestione di milioni di affamati: però, una palude la sembra ancora. E' attraversato da un reticolo di puzzolenti canali, dove la gente, già che c'è, butta pure la monnezza.
Diresti che è un posto di merda, se non che il mare, per una miracolosa congiuntura tutta italiana, pare quello dei Caraibi.
Come vedete, non ti da mai ragione.

E non finisce qui. Può capitarti in Italia per esempio che, guardando la cartina per scoprire il distributore di metano più vicino, noti tre pallini con vicino scritto "Tempio di Giove Anxur".
E chi cazzo l'ha mai sentito sto tempio di Giove Anxur? E se non lo so io, vuol dire che non è niente di speciale.

E invece no. E' un Tempio, forse di Giove forse di Venere, innestato dall'imperatore Adriano (che, detto di sfuggita, era un gran fico) sopra un altro Tempio preromano le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Una robetta messa sopra il monte Giove (o monte San Michele), a ridosso di Terracina, che si affaccia sul mare senza alcun riguardo per le norme di sicurezza.
Un posticino da dove si vede roba così:

E ovviamente non è solo il paesaggio. Ci sono pietre, quelle che piacciono tanto ai professori di Storia, quelle che trasudano civiltà umane. Pietre messe lì da gente che ormai è polvere di polvere. Scale, stanze, altari, cisterne, torri medioevali.

Ecco, uno dice, solo in Italia ci stanno posti del genere senza che siano famosi in tutto il mondo.
Perchè qui è roba ORDINARIA.

Ora vorrei arrivare al punto. C'è pure una piccola chiesetta del IX secolo dopo cristo, dedicata a San Michele. C'è un abside dove un artista, 1200 anni fa, ha mischiato colori e dipinto l'unico soggetto che all'epoca ti garantiva una commissione: una madonna circondata da angeli.
Di questa opera d'arte, che attesta come, nella sanguinosa secolare storia dell'umanità, c'era gente che passava il tempo a creare invece che distruggere, non rimane che un'ombra. Eppure c'è ancora, a guardarla bene. Quel tizio che l'ha dipinta ha lasciato una traccia su questo piccolo sputo nello spazio, che è rimasta lì 1200 anni.

Ora ve la mostro, tripudiante d'orgoglio di essere italiano.



Lo vedete? Vedete l'arte che sfida il tempo ed i secoli, come riemergendo dagli abissi dei millenni bui?
No?
Non lo vedete?
Già, e lo sapete perchè non lo vedete?
Perchè qualcuno è passato con la bomboletta spray a scriverci una cazzata sopra.
Un italiano, a giudicare dalla lingua.

L'Italia è un paese che non ti da mai ragione.

Prima di lasciarvi, promettendo di tornare con più assiduità quando riavrò una connessione decente, vorrei lasciare un pensierino per il simpatico italiano bombolettaro.
Mio caro.
Spero che un giorno tu possa trovare soddisfazione nei tuoi graffiti. Spero che l'arte del writer assurga ai riconoscimenti che merita.
Spero che tu possa vivere della tua innata capacità di scrivere cazzate su muri antichi mille anni.
Poi, quando, il più tardi possibile, tirerai le cuoia come madre natura vuole, spero che la tua tomba rifulga tra le altre per dimensioni e bellezza. Che per decenni torme di fans piangenti vengano a metterci i loro pensierini malinconici.
Poi passeranno i secoli. E spero che un giorno una tribù di omindi post-guerra atomica adoratori di un'oscura divinità della merda scoprano la tua tomba. Che con le tue ossa consunte vengano intagliati con arte magnifici spazzoloni del cesso. Che il tuo teschio venga usato come teca per la Cacca Sacra. Che la tua lapide diventi il loro altare a Gianapozul Dio dello Sterco, su cui possano depositare i loro stronzi ex-voto a turno, finchè essa non sarà ricoperta da Colle Feci.
Il quale dopo altri mille anni sarà scoperto e scavato da archeologi futuristici che concluderanno, inesorabilmente, che quella era la tomba di un Uomo di Merda.


domenica 14 agosto 2011

Pensieri sparsi


Il neurone1 si aggirava pigramente nella testa del Grande Inquisitore. Non incontrava altri neuroni ormai da qualche settimana, ma non se ne faceva un gran cruccio: l'ultima volta che gli era capitato aveva scoperto che bastano soltanto due neuroni per partorire un pensiero stupido. "Fa caldo" provò a pensare. "aldo, aldo, aldoooo" fece eco la vuota cavità occipitale che un tempo aveva ospitato tali e tanti pensieri profondi. Poi sudò. Stava lì a chiedersi cosa si fa normalmente quando si suda, quando un'affascinante neuronessa, chiamata neurone203920, fece capolino dietro un angolo. "Come mai non sei al mare?" le chiese con voce idiota. "Mi sono scottata" disse lei abbassandosi il bikini per mostrare l'eritema. "Facciamo un pensiero?" chiese lui tagliando corto.

Ne fecero qualcuno. Erano un pò striminziti, ma con questa temperatura è grasso che cola.

1- Non esiste una protezione solare resistente all'acqua.
Ne sono testimoni le scie chimiche che lasciate quando andate a fare il bagno. Se avete paura di affogare, fatevi un bel pigiamino di crema solare e andate pure al largo. Il bagnino vi rintraccerà seguendo il sentiero di mattoni bianchi che vi lascerete dietro.

2- Frugatevi nelle tasche: se ci trovate delle mani, sono quelle di Berlusconi.
Non andate nel panico. Sta solo cercando qualche spiccio. Se siete donne, NON INDOSSATE GONNE CON LE TASCHE. Non ha certo bisogno che gli diate ulteriori scuse per fare una ravanatina là in mezzo.

3- Se abitate in una provincia con meno di 300.000 abitanti, non soprendetevi se al ritorno dalle vacanze non la ritroverete più.
L'hanno cancellata. Costava troppo. Al suo posto metteranno un bel resort di lusso.

4- Il film di Capitan America fa cagare.
Moody's gli ha tolto una A dall'elmetto. Moody's sono dei tizi che paghiamo per farci dire che stiamo andando in bancarotta. L'umanità fa cose stupide.

La neurona203920 si alzò dal letto infilandosi le mutandine con una mano sola. "Tutto qui?" chiese il neurone1. "Per 5 euro che ti aspettavi?" chiese lei aggiustando le tette nel reggiseno. Neurone1 la guardò allontanarsi sculettando. Erano i suoi ultimi 5 euro. "E' il mercato, baby, e tu non puoi farci niente".