mercoledì 22 settembre 2010

L'unico scrittore buono è lo scrittore morto


Tranquilli, non siamo ad un revival di Goebbels. Gli scrittori sono tutti gente rispettabile, se si escludono Bruno Vespa e Federico Moccia: è gente che porta avanti una tradizione.
Però mi succede una cosa curiosa, sin da quando ero un bambino. Quando vado in una libreria a scartabellare per trovare qualcosa, vado a guardare sempre la biografia dell'autore: se è vivo, rimetto a posto il libro.
Capita che mi regalino libri gridando d'entusiasmo ed io li secchi dicendo: "lo leggerò quando morirà". L'autore, non il libro (i libri bontà loro non muoiono mai).
Non che non mi sia mai chiesto il perchè di questa mia necrofilia letteraria. Queste sono le risposte che finora mi sono dato:
1- Già il fatto di essere morti costituisce un punto di merito di per sè. Cavolo, hanno fatto il grande passo, quella cosa che spaventa tutti quanti. Sono su un altro livello, non c'è che dire. E non vale obiettare che, quando son morti, non avrebbero voluto. Chi vorrebbe mai morire? L'hanno fatto, punto e basta. Insomma, la morte, in qualsiasi modo la vogliamo mettere, ti fa scalare la hit parade dell'autorevolezza: l'unico problema è che non puoi godertela.
2- I morti ne sanno una più del diavolo. Sanno persino i numeri che usciranno al lotto! Vale la pena leggere quello che hanno scritto. Se poi mi venite a dire che quando han scritto erano ancora vivi, io vi rispondo: ma sapevano che sarebbero morti. E lo sapevano meglio di chiunque altro, altrimenti non avrebbero scritto.
3- Anche se sono morti, sono sopravvissuti. Parlano ancora, cavolo. Sono sopravvissuti alla propria morte! Ed in più non devono sorbirsi gli scocciatori che li chiamano al telefonino. Se non è uno stato di privilegio questo, non so che altro.
4- Non solo sono sopravvissuti a sè stessi, ma pure a tutti gli altri scrittori morti di cui la storia si è dimenticata. Che saranno migliaia di migliaia. Invece loro sono ancora sugli scaffali. Questo significherà pur qualcosa, no?
5- Gli scrittori morti non ti possono deludere. Prendi uno scrittore vivo: leggi il primo libro, che, come opera d'esordio, di solito è la migliore. Poi scrivono il secondo e fa cagare. Allora lasci perdere, non compri più una sola pagina di quello scribacchino e ci rimani pure male. Invece con morto è diverso. Basta che ti informi un pò, e i suoi libri cagata, se ci sono, li sai da prima. E li eviti.
6- Gli scrittori morti si trovano tutti in biblioteca. Gli scrittori vivi li paghi caro e non sai nemmeno se ti piaceranno.

Detto questo, a volte non riesco a resistere e qualche vivo lo leggo.
Uno di questi è John Irving, che ha scritto Il mondo secondo Garp. E adesso sto leggendo Lettera per un amico. Sono tutti e due stupendi, porca miseria.
Mi sa che non leggerò più niente di questo tizio qui. Almeno finchè non morirà.

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