martedì 25 gennaio 2011

Il professor Keating mi fa un baffo


Qualche giorno fa ero lì a scuola che mi accingevo a spiegare agli studenti le teorie di un tizio di nome Karl Marx.
Quando ti accingi a spiegare un tizio di nome Marx non puoi fare a meno di utilizzare certe paroline, e questi sono tempi in cui certe paroline fa più specie pronunciarle che le parolacce. Perchè magari quelli poi tornano a casa e raccontano a mamma e papà "oggi abbiamo fatto Marx, dice che il comunismo è bello". E non si sa mai chi siano le mamme e i papà.
O i papi.

"Cazzo, papà, ma è vero che il comunismo è bello?"
"Chi ti ha insegnato queste parolacce?"
"Cazzo o comunismo?"
"Ma comunismo, cazzo!"

Ma non è di questo che volevamo parlare. Il fatto è che per spiegargli Marx (nella comune accezione della parola spiegare, ovvero far capire) bisogna che questi sappiano il significato delle parole che vai a pronunciare. E siccome questi non sanno un cazzo ("Chi ti ha insegnato queste parole?" "Sanno" o "cazzo"? "Ma sanno, brutto comunista del cazzo"), devi ricominciare daccapo ogni volta.
Tipo: oh, ma lo sapete che cosa è uno Stato?
Eh sì, proprio daccapo.
Quando faccio quelle che chiamo "stupide domande maieutiche" (cioè quelle domande su argomenti banali che aiutano gli studenti a capire che non sanno un cazzo) si verifica di solito un effetto di antimagnetismo ottico: le pupille dei ragazzi cominciano a diventare divergenti, e attraverso lo spazio che viene a crearsi tra di esse, in un lampo di consapevolezza, tu insegnante vedi le rotelle dei loro cervelli che girano producendo un cigolio da cancello della casa stregata:
"Ma ke kz d domanda è, certo ke lo so ke cosa è lo stato, ki nn sa ke kosa è lo stato? lo stato è... è... è... kz, ma ke kz è lo Stato?"
Ecco, quello è il momento che devi saper cogliere. Se ci riesci, ti ascolteranno per i prossimi 30 secondi. (Se 30 secondi di ascolto vi sembrano poco, si vede che non vi siete mai chiesti perchè gli spot pubblicitari durino tanto).
Ora, qualsiasi ingenuo penserà: bene, hai 30 secondi, adesso sbrigati a spiegargli che cosa sia uno Stato: anzi, se ci riesci, condensagli in quei 30 secondi tutto Marx, e sei a cavallo. Alla Maturità faranno sfracelli.
Eh no, caro il mio ingenuo. Alla Maturità faranno cagare. Quindi è ora di entrare nella fase 2.
Fase 2, ovvero, tutto è buono per farsi una bella scopata.
I successivi 30 secondi devono essere così dedicati a spiegare ai ragazzi che sapere che cosa è uno Stato può rientrare tra le caratteristiche che ti rendono più appetibile ad un membro del sesso opposto.
Perchè tanto ci siamo passati tutti in quella fase per cui frughi disperatamente tra i tuoi abituali argomenti di conversazione alla ricerca di qualcosa che riempia gli spazi tra una pomiciata e l'altra (ah, non so perchè, ma usare il termine pomiciata mi fa sentire terribilmente vecchio... chissà come si dice ora: slinguazzata? kissing? petting glottologico?).
Ed è abbastanza chiaro a tutti che non esiste un solo argomento di conversazione tra un ragazzo e una ragazza che interessi davvero ad entrambi.
"Allora, lo sai come si ammazza il mostro del quinto livello di Metal Gear Solid?"
"Cavolo, hai visto? Silvia e Michele si sono rimessi insieme, ma non vogliono dirlo a Rossellina"
"Porca miseria, quest'anno la Juve è sfigatissima, ci credi che gli si sono infortunati tutti gli attaccanti?"
Digiamogelo, direbbe La Russa, questa roba non attacca.
Invece frasi come "Ah, lo Stato italiano, che bella schifezza..." potrebbero generare una reazione del tipo "Orca miseria, ma allora, oltre alla lingua prensile, è anche un tipo profooooooondo (o profooooooonda)".

Ecco, se riesci in questo obiettivo, avrai ottenuto ben 10 minuti di attenzione. Non certo di silenzio, beninteso. Ma puoi star sicuro che ti dedicheranno un 15% di neuroni, mentre il restante 85% è impegnato nella compilazione della formazione per il fantacalcio o nel commento sull'ultimo tronista. Meglio che niente.

Bene, allora gli chiedi:
"Su ragazzi, proviamo a ragionarci su. Il modo più facile per capire che cosa sia lo Stato è chiederci a che serve. Quindi provate a rispondere: a che serve lo Stato?"
A quel punto una voce indefinita tra la folla risponde abbastanza prontamente:
"A far soldi".

Cazzo. Questi qui non sapranno manco in che epoca visse Alessandro Magno, ma sono anche tipi profoooooooooondi. A modo loro.

1 commento:

  1. Fa sorridere leggere il punto di vista di un professore.
    Tre anni fa avevo un ottimo insegnante di filosofia e storia,eppure non son riuscito a capire appieno Marx finchè non mi son letto il Manifesto del Partito Comunista(non sarà l'unica cosa che ha fatto,ma insomma è stato un buon inizio).

    è stato scioccante al tempo,come lo è ora del resto,constatare che in classe alcuni alunni tendono ad aberrare un argomento a priori solo per una frase(una???) sentita alla TV o dagli amici.Ma purtroppo si sa che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire...
    Nel dubbio pubblicizza Isylea!

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