mercoledì 3 novembre 2010

[In reading]: Il cimitero di Praga


Il nuovo romanzo di Umberto Eco ("Il cimitero di Praga") è uno dei suoi abituali polpettoni in cui lo scrittore sfoggia tutta la erudizione con la scusa di raccontare una vicenda. Leggere questi romanzi serve a due obiettivi ben precisi:
- innanzitutto a sentirsi una cacchina di fronte a cotanto scibile. Sentirsi cacchine fa bene allo spirito, educa all'umiltà, spinge al miglioramento di sè. Ti sembra quasi di poterlo vedere, Umberto Eco, mentre passa le sue giornate immerso in libri antichi, dal tramonto all'alba, proprio nello stesso istante in cui tu, magari, ti stai sparando una classifica comica su internet. Allora avverti una bella sensazione di vita sprecata, ma non riesci a capire bene se sia la tua o la sua.
- in secondo luogo serve a sentirsi un pò meglio con sè stessi. Leggere un libro di Umberto Eco è una di quelle cose che faresti con orgoglio sull'autobus o in un parco cittadino, alzando gli occhi dalla pagina solo per cercare di carpire gli sguardi posati su di te. "Sì, sto leggendo un libro di Eco", vorresti dire, gonfiando il petto. "Sì, ci sto capendo qualcosa. No, non ho una vita sociale. Sì, sono fermo alla stessa riga da 45 minuti, provateci voi a leggerlo e carpire gli sguardi contemporaneamente".

Leggere Eco ci rende cacchine, dunque, ma confronto a noi, che lo leggiamo, tutti gli altri diventano ancor più cacchine.
Ne facciamo quindi una questione di peso.
Io sono una cacchina di 3 chili, ma voi, voi!, siete cacchine da 10 chili.
Siete delle caccone!

Detto questo, il libro parla di un tizio dell'800 (l'800 è una di quelle epoche che quando ti capita di insegnarla a scuola ti verrebbe voglia di chiedere scusa agli alunni) che probabilmente ha una doppia identità stile Tyler Durden. Ma mentre Tyler Durden è uno strafico come Brad Pitt, e spacca i culi alla società consumistica, il doppio di questo qui (che si chiama Simonini) è un prete imparruccato. E gli unici culi che i preti spaccano... beh, non sono quelli della società consumistica.
Questo tizio odia gli ebrei, odia i gesuiti, odia gli italiani (lui è piemontese, praticamente un protoleghista), odia i francesi, odia gli spagnoli. Odia le donne. Odia tutti, e di mestiere fa il falsario.

Queste idiosincrasie le ha prese da suo nonno, che era convinto che la colpa di tutti i mali del mondo fosse degli ebrei framassoni, templari e carbonari (e forse pure piduisti).
Vi giuro che se viene fuori che il protagonista è quello che scriverà i Protocolli dei Savi di Sion (per chi non lo sapesse, un celebre libello falso che illustrerebbe il complotto giudaico per controllare il mondo) manderò personalmente a Eco il Premio T.R.A.M.A. (Premio per la Trama Rapidamente Anticipata dalle Menti Accorte).

Intanto, son passati tre capitoli. Tre. Capitoli.
Che sono un pò pochini, se davvero è quel che ci è voluto per capire che questo scriverà i Protocolli.
Ma che sono tanti, se pensiamo che ancora non è succede niente.
Ma cazzo, perchè non piace anche a me Federico Moccia?

Ci rivediamo tra tre capitoli.

P.S. Oh, il libro mi sta piacendo, eh. Capito, cacchine?

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