venerdì 19 novembre 2010

La Compagnia di Sten, introduzione: Il Nido dell'Aquila


Anche i master giocano di ruolo. Bastano Dropbox per condividere le schede, una lavagna online per le mappe, Lamaresh che fa il master, Seavel, Drao e Apollonius ai pg, e una serata di vacanza da Isylea.
Iniziamo i resoconti delle strabilianti avventure della Compagnia di Sten, tra serate in locanda ed elfe lacere!

Nido dell'Aquila, un paese di poche centinaia di abitanti appollaiato sulle fredde cime del nord del Faerun, non era un paese per eroi.
Non lasciatevi ingannare dal nome: l'unica aquila che si sia mai vista da quelle parti era quella tatuata sulla chiappa destra di Log, l'ubriacone del posto. Non si è mai capito chi gliel'avesse tatuata, però: l'unica cosa certa, è che assomigliava ad un tacchino, e che se gli allungavi un bronzo, Log te lo sventolava davanti alla faccia.
L'edificio più importante di Nido dell'Aquila era l'imponente Tempio di Silvanus. Silvanus è una divinità neutrale della natura, ed il motivo per cui era adorato era che la popolazione era composta per il 90% da pastori, ai quali faceva comodo l'attenzione di un dio dalla testa di vacca.
Il fatto che fosse un dio neutrale aiutava i sacerdoti a dirimere i contenziosi che si creavano tra gli abitanti. Capitava infatti che un pastore si lamentasse che quell'anno gli erano crepate otto vacche, mentre al suo concorrente non gliene era crepata nessuna: come si spiegava questo? Forse che Silvanus aveva figli e figliocci?
Ma no, rispondevano i sacerdoti. Silvanus è un dio neutrale.
E' molto comodo essere i sacerdoti di un Dio neutrale.

Sten era un ragazzotto ben piazzato di Nido dell'Aquila appartenente ad una delle poche famiglie che non esercitava la pastorizia. Suo padre aveva accumulato una discreta fortuna spalando il letame e rivendendolo ai contadini della vallata. Sten era talmente abituato alla puzza di letame che l'aria fresca gli faceva venire da vomitare. A diciotto anni aveva ormai speso tutti i suoi risparmi per seguire le lezioni di mastro Tolzius, un mercenario in pensione che dispensava i segreti su come maneggiare la spada ed evitare la sifilide dalle battone. Sten aveva un progetto e quella sera riunì i suoi amici alla Locanda di Silvanus per parlargliene. (Tutto a Nido dell'Aquila era intitolato a Silvanus. C'era persino la cloaca di Silvanus. Per fortuna che era un dio neutrale, o avrebbe potuto prendersela).
Quella sera, attorno al tavolo con Sten, c'erano Pasgal e Leoril.
Pasgal era il figlio del Sacerdote capo di Silvanus. Sin dalla tenera età era stato rigorosamente educato in vista del suo futuro ruolo di sacerdote. Suo padre gli aveva persino fatto comprare una tonaca di lusso, durante un pellegrinaggio al Sud. Gliel'aveva fatta fare su misura e aveva speso metà delle donazioni al tempio di quell'anno, manomettendo i registri contabili. Fu una precauzione inutile: il Sommo Sacerdote era una delle due sole persone in grado di leggere a Nido dell'Aquila. Il primo ad accorgersi che Pasgal non sarebbe diventato Sacerdote fu Sten. A scuola di religione era il compagno di banco di Pasgal e gli spariva sempre la merenda dallo zaino. All'ora di ricreazione stranamente Pasgal sgranocchiava una merenda uguale uguale a quella che Sten aveva perso.
Presto il Sommo Sacerdote smise di dare le chiavi della cassetta delle offerte a Pasgal. Era molto preoccupato per il suo futuro.

Il terzo convitato al tavolo di Sten, quella sera, era Leoril. Leoril aveva 120 anni ed era un elfo che, nessuno è mai riuscito a capire come, era finito a passare i suoi giorni a Nido dell'Aquila. A tutti raccontava che il paese era un posto tranquillo, adatto alle sue meditazioni e i suoi studi magici. Cosa se ne facesse delle magie che imparava, non lo sapeva nessuno. Capitava però che a volte entrasse in Locanda e offrisse da bere a tutti, salvo poi trasmutarsi in qualcun altro e uscire senza pagare il conto.
Per sbarcare il lunario faceva il baby sitter a quei pochi abitanti di Nido dell'Aquila che non facevano lavorare i figli fin dal terzo mese di vita. Ovvero soltanto due famiglie: la famiglia di Sten e quella di Pasgal. Leoril li aveva visti crescere ma loro non riuscivano ancora a ricordare il suo nome. Non era colpa loro: narra la leggenda che il nome di Leoril fosse stato inventato da uno stregone potente, con la capacità di non essere ricordato da nessuno tranne che il suo portatore. Voi conoscete qualcuno che si chiama Leoril? Ecco, appunto.

Quella sera, come tante altre sere, erano lì tutti e tre a bere birra (tranne Leoril che, da buon elfo di montagna, preferiva il succo di frutta che l'oste, secondo un antico e tacito patto, gli allungava col rum). La differenza era che, quella sera, Sten aveva deciso di mettere i suoi compagni a parte del suo piano.

"Ho mollato l'attività di papà!" disse Sten alzando il boccale. "Bisogna festeggiare!"
"No!! e tutti quei discorsi sulle prospettive future, di rilevare la sua attività?!?" gli chiese Pasgal, a cui non interessava davvero di quella storia. Ma sapeva che a Sten faceva piacere che lui si mostrasse interessato, e finchè avesse continuato a pagar birre, poteva parlare anche tutta la notte. "Volevi pure rifare l'insegna..."
"Sono stufo di letame qua, letame là... voglio cercare fortuna nella grande città!" continuò Sten.
"Sten, Pasgal mi sembra che siate ancora bambini.. non state zitti un attimo" disse Leoril per la milionesima volta da quando lo conoscevano. "Ci vuole un po' di calma nella vita.. va vissuta tranquillamente". A Leoril piaceva piazzare le sue perle di saggezza elfica. Poco importava che l'avesse sentite pronunciare da Agatha, la battona di paese.
Sten però sembrava sempre più convinto, man mano che parlava.
"E voi verrete con me!"
Pasgal fece finta di non aver sentito. Tracciò nell'aria il profilo di un'insegna: "DA STEN... STENTATE A CREDERCI! Non è così che volevi pubblicizzare i tuoi affari?"
"No, ora ho un'idea migliore!"
"Sentiamo" si rassegnò Pasgal, guardando altrove.
Sten si alzò, gonfiò il poderoso torace e lanciò il grido che avrebbe per sempre cambiato la vita dei tre amici:
"Donzelle in pericolo? Miniere infestate? Chiamate STEN e la sua Compagnia!"
Un'elfa dai vestiti laceri aprì sbattendo la porta della locanda, facendo irruzione.

"Ti hanno sentito" disse Pasgal, che aveva già intuito l'antifona. Indicò l'elfa, che aveva tutta l'aria di aver bisogno di aiuto, e restò a guardare Sten che le si avvicinava a caccia del primo cliente della sua Compagnia.
"Ma chi ha deciso che la compagnia e' di STEN?" chiese Leoril a bassa voce a Pasgal.
Pasgal rispose profeticamente:
"Lascia che dica così, attirerà meno guai su di noi se faremo danni."

[FINE PRIMA PUNTATA]
(Nel prossimo episodio: Un cadavere da decapitare. Due eroi e una bambina. Il lupo cattivo. E l'arte di creare diversivi!)

7 commenti:

  1. io l'ho detto, guerriero!

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  2. Cavolo Pasgal che ci fai lì,rientra nello specchio e torna a casa! :D

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  3. Che bello mi sembra di leggerez Terry Pratchett. Ancora ancora!

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  4. Alibu tu hai detto "se giocano a pathfinder", ma magari ha fatto il guerriero della 3.5! E non vale dare doppia risposta! E hai già il tuo noprize! @mosil esilia alibu!

    -Hassyne-

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